Il micro-universo “combi”

Il micro-universo “combi

Da piccola, il mio papà mi portava spesso in giro in auto senza andare, in realtà, in nessun luogo. Erano dei “giri-gioco”: ricordo che me ne stavo buona, finalmente in silenzio, rapita dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. Talvolta, persino mi addormentavo.
Penso, che in parte, sia stata quest’abitudine dell’infanzia ad insegnarmi ad apprezzare il “viaggiare”. Così al mio arrivo qui in Perù, ad Arequipa, anche se dall’altra parte del mondo- come direbbe mia nonna- un aspetto di cui ho subìto il fascino e di cui, solo ora, trovo il tempo di mettere nero su bianco è il colorato mondo della combi.

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Alle combi, credo, vada riconosciuta una buona fetta dell’inquinamento dell’America latina. Sono i mezzi di trasporto più diffuso, per la maggior parte camioncini, in origine trasporta-merci trasformati in piccoli bus, utilizzati per spostarsi da un distretto all’altro della città. Sono dotati di una ventina di sediolini, per lo più usurati, piuttosto sporchi e di corrimano – e ce n’è davvero bisogno, dato che il 90% delle volte si viaggia in piedi, vengono riempiti all’inverosimile e raggiungono notevoli velocità! Anche se sono dei “trabiccoli”, infatti, sfrecciano come motorini 50, sorpassando sulla sinistra, ma spensieratamente anche sulla destra, non utlizzando gli indicatori di direzione, tanto che penso alcuni non ne siano affatto dotati! Sono rumorosissimi: in primo luogo, perchè molti danno l’impressione di “ferraglia” che si regge insieme solo per miracolo della Virgen de Chapi, idolatrata con un altarino “pelliccioso” su ogni cruscotto e infinite immagini sacre; in secondo luogo, perchè gli autisti non si risparmiano in quanto a clacson e nel dosaggio della musica da propinare ai propri utenti, rigorosamente latino-americana; infine, perchè protagonista indiscusso del pianeta combi è il cobrador.DSC07726

Figura questa, non esistente in Italia o almeno non con le stesse funzioni- ricorda vagamente il controllore. Solo che il cobrador è anche un promotore della sua combi: un uomo o una donna, meglio se di statura piccola e dotato di dinamicità, coordinazione, di resistenza agli agenti atmosferici a cui è sottoposto e di grandi polmoni! Il suo lavoro consiste nel restare letteralmente aggrappato alla porta rigorosamente aperta della combi (chiusa solo quando si passa davanti alla policia), spesso fungendo da tappo per contenere la mole eccessiva di passeggeri che carica a bordo, nel sollecitare la salita e la discesa degli utenti, nell’urlare ad ugola spiegata e instancabile tutte le fermate della combi (anche se sono scritte sul davanti del mezzo!), nel prendere el almuerzo (pranzo) preparato e infagottato da una mamita per il conducente e nel timbrare il cartellino-orari in appositi macchinari incastonati lungo il percorso, saltando giù dal mezzo ancora in corsa e lanciandosi in una maratona a perdifiato (ogni volta sembra dover battere un record!) e infine, nel ritirare il pasaje (la tariffa) dai clienti. Per tutto questo, viene pagato solo 40 soles al giorno (11 euro circa).
Quello del pagamento del pasaje è uno dei piccoli paradossi della combi: il prezzo è 80 cent, ma se hai 70 cent esatti, allora per te è 70 cent. Se hai un’altra moneta o addirittura banconote, il cobrador ti fa capire di non esserne entusiasta! Il pianeta combi è abbastanza elastico però. Se non riesci ad arrivare a destinazione, non si paga. Un caso molto diffuso può essere quello in cui, dal momento che si abusa ampiamente della capacità di carico di questi mezzi, una ruota scoppi in piena corsa e la combi si inclini d’un colpo su di un lato. Ma si sopravvive (io ce l’ho fatta!).
L’universo combi è molto variegato: si accolgono venditori ambulanti di caramelle; cholite con il loro carico di merce che occupano anche 3 o 4 posti, ma pagano sempre per uno; mendicanti che narrano le loro disgrazie per racimolare monete (ad una mia amica è capitato di sentire un ex-rapinatore che supplicava di aiutarlo a non rubare più, cosa che altrimenti avrebbe potuto fare in quel momento, indicando la borsa che avrebbe potuto essere il suo bottino!); predicatori con il medesimo fine dei precedenti, ma con un mezzo che fa più leva sull’animo religioso dei presenti (in Perù tutti sono religiosissimi, in teoria); coppiette che riescono ad amoreggiare anche nel precario equilibrio del mezzo in corsa; vecchietti che stentano a deambulare eppure riescono ad arrivare vivi a destinazione; infine, bambini soli, così piccoli che in Italia, non avrebbero il permesso di fare due passi lontano dai genitori.DSC07725

Tutti i passeggeri sono accomunati da una grande tolleranza dato che viene violato il proprio spazio esistenziale e di una speciale competenza: divenire piccolissimi e contorsionisti se si vuole riuscire a raggiungere l’uscita per scendere davvero alla tua fermata! Eh si, perchè il tempo della combi è veloce in salita e in discesa perchè il cobrador ti fa pressing, rappeggiando nel tuo orecchio in maniera spasmodica “baja, baja” (scendi, scendi) e “sube, sube” (sali, sali). Poi però, il tempo tra la partenza e l’arrivo a destinazione è dilatato…per il traffico che c’è ad ogni ora. Allora, se hai la fortuna di guardare fuori dal finestrino il paesaggio mai noioso, ti perdi nei tuoi pensieri; se l’ora è quella del tramonto, ti addormenti e il caldo viziato dell’ambiente ristretto della combi ti sembra il più accogliente del mondo, ti fai coccolare o comunque tenere allegro dalla musica del bus sovrastata magari da quella del telefono del tuo vicino che ha deciso anche per gli altri, ti lasci affascinare dal señor con le pronunciatissime rughe del sorriso che si è introdotto in un qualche tuo discorso e si interessa a te e a dove devi arrivare, ma seriamente. L’universo combi è impregnato di tanta cortesia: se sale un anziano, una mamma con il suo niño, una persona diversamente abile, c’è subito qualcuno pronto a cedere il suo asiento (posto a sedere) e se non c’è, ci pensa il cobrador che non smette di dire “Un asiento por favor” fino a quando non c’è un asiento, regolando il tono di voce a seconda del tempo che si impiega a liberare il posto! Se qualcuno in piedi porta con sé una borsa di notevoli dimensioni, la persona immediatamente vicino si offre di reggerla e se non lo fa, lo si pretende. Così, spesso la fortuna di star seduti si trasforma nell’essere sommersi da immensi bustoni carichi di cibo fortemente speziato e delle merci più disparate (come ad esempio bustoni contenenti papere destinate al mercato!).

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Insomma, un ordinario viaggio in combi per recarti a lavoro o a fare la spesa in un mercado ha sempre dello straordinario…quello che può sembrare un mezzo pubblico, in realtà, ha più le parvenze di un mezzo familiare…la tua bolla esistenziale scompare, gli spazi sono ridotti ai minimi termini, ti trovi a condividere tutto e a risvegliarti con la testa appoggiata sulla spalla della mamita di turno (che non sembra risentita dalla tua invadenza) e se il conducente non sente la tua fermata, allora il resto dei passeggeri della combi ti fa da amplificatore e ripete la tua chiamata in coro: “Bajaaaaaa esquinaaaaa!”.

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Informazioni su Serena Di Domenico

Vive a Cava de' Tirreni, una ridente città della Campania. Ha 26 anni, una laurea in Psicologia dei processi relazionali e dello sviluppo e una tesi all'attivo sulle strategie di coping dei docenti con i bambini delle scuole speciali di Arequipa. E' felice e soddisfatta di svolgere il servizio volontario europeo all'estero, anche se sempre legata a quanto ha lasciato in Italia. Certa, però, che non ci sia ricompensa materiale equivalente al lavorare con i bambini...

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