KAZI NJEMA – prime impressioni dalla Tanzania

P1070397 (640x480)

Piki piki

Eccomi qui, secondo giorno a Bagamoyo. É cosi strano. Ci sono momenti in cui mi sembra di sentire un non so che di familiare, di quotidianità. Altri in cui mi ricordo dove sono, e quanto è distante casa.

Sono già stata in ufficio CVM. In questi giorni è quasi vuoto perché tanti colleghi sono in field. E allora oggi, in un attimo di tempo, sono andata al mercato. Prima volta. Anche in Madagascar, il mio “battesimo del fuoco” era cominciato dal mercato. Ci sono andata con Situmai, la cuoca dell’ufficio. Lei non parla una parola di inglese, io ne so a mala pena due di swahili. Una coppia perfetta. Sono partita con una lista della spesa tradotta in swahili da Daniela. Ad ogni banchetto mostravo la lista alla mia fida accompagnatrice, lei chiedeva e mercanteggiava, poi mi scriveva i prezzi sul foglio – cosi riesco a imparare più o meno il valore delle cose – e poi pagavo. Pomodori, cetrioli, carote, arance, latte e yogurt che qui vendono in sacchetti di plastica come quelli delle mozzarelle. Ecco la spesa. Ho passato due ore cosi. Ascoltare, guardare, senza capire nulla o quasi, seguirla nell’intricato garbuglio delle stradine di Bagamoyo. Stradine di sabbia, polvere che la gente spazza agli angoli delle porte, polvere che ti entra negli occhi in questo periodo di vento, strade che sanno di spezie e di carbone bruciato. E botteghe da cui esce la musica, e macellerie dove i pezzi di carne stanno appesi ai chiodi nei muri di piastrelle celesti. Immagini e sensazioni che mi riportano al Madagascar. E nello stesso tempo qualcosa di sempre nuovo, di sempre diverso, che mi àncora stretta a questo presente e mi stupisce e un po’ mi spaventa. E mi lascia addosso un po’ di quella paura eccitata che si prova sempre davanti a quello che non si conosce. C’è odore di salsedine nell’aria. Forse è solo una mia suggestione, ma sento la vicinanza dal mare qui, e quel caldo umido tipico solo dei posti vicino all’acqua. E poi la donne velate che ondeggiano per le strade, bellissime nei loro veli multicolori che incorniciano i visi e proteggono dalla polvere. E poi i piki piki, le moto taxi che vedo qui per la prima volta. Per tornare in ufficio ne abbiamo presa una. In tre su una moto. Io aggrappata all’autista con i sacchetti della spesa. Situmai aggrappata a me con i suoi sacchetti.

I viaggi mi portano sempre a pensare. Anche quelli scomodi e brevi come questo. Mentre rischiavo di perdere pomodori dalle buste di plastica nera. Penso ai mesi che mi aspettano. Se saprò vivere appieno questo tempo e questa opportunità. Una delle poche espressioni che ho imparato (e che ricordo) ieri insegnatami da un collega è “Kazi njema”=“buon lavoro”. Mi auguro che non sia solo un’affermazione, ma un augurio e un invito per i prossimi mesi.

Lascia un Commento