Di stereotipi, riso e LidL

Nel corso del mio soggiorno messicano (giunto, ahimè, ormai a conclusione) c’è stata una domanda che, più di altre, mi è stata posta con insistenza: “Che idea avete, voi italiani, dei messicani?”. Una curiosità insistente, talvolta morbosa, chiodo fisso del messicano ansioso di sapere cosa di lui e del suo popolo pensano in quello che sono stati abituati a pensare come “il primo mondo”.

Non senza un certo disagio mi sono trovato a rispondere facendo riferimento ad un celebre spot di un tè freddo che, a cavallo tra gli anni ’90 e i primi 2000, ha plasmato l’immagine del messicano simpatico e pigro, costantemente impegnato nella siesta. Per chi, come me, è oggi a metà fra i 20 ed i 30 anni e non ha avuto la fortuna di avere la pay tv, l’espressione baffuta e bonaria di Pedro è stato forse il primo, sciagurato impatto con il mondo messicano (alla pari, forse, con le ripetute visioni della VHS registrata del cartone Disney Los Tres Caballeros).

Poco importa se il Messico sia uno dei paesi dove più si lavora (bambini compresi). Poco importa che i quasi 54 milioni di messicani che vivono sotto la linea della povertà (il 45,5% della popolazione) rappresentino un immenso bacino di mano d’opera (reale o potenziale) pronta da sacrificarsi sull’altare dello sviluppo e degli accordi di libero commercio in cambio di pochi centesimi di dollaro l’ora (e che ringrazino se a fine turno possono tornare a casa sulle loro gambe). Poco importa, dicevo, perché per l’Italiano medio il messicano continuerà ad essere il bonario Pedro, che con il suo mira il dito rifiutava di prestare la barca ai pingui turisti italiani. Lo sciocco, pigro e povero terzo mondo faccia faccia con il primo mondo benestante e, lui sì, lavoratore.

“Ma, dimmi, agli italiani piace il cibo messicano?”. La domanda che solitamente arriva per seconda durante conversazione con un locale è, in un caso su due, di ambito culinario e finisce anch’essa con il mettermi in crisi.

“Beh, sì”, rispondo. Ma mentre lo faccio mi rendo conto di non aver mai provato nulla di messicano prima di prendere un aereo Lufthansa direzione Mexico City. Da noi i ristoranti, forse i più cari dopo quelli giapponesi, non sono certo alla portata delle tasche di uno studente fuori sede e l’unico alimento “messicano” con cui a suo tempo ebbi una relazione continuata e appagante fu “El Tequito”: un barattolo di Chili con carne che per meno di 2€ offriva ricchi pasti dal sapore esotico anche al più scapestrato degli universitari.

Di “El Tequito”, nemmeno a dirlo, in Messico nemmeno l’ombra. Dopo sette mesi e più di dieci stati visitati mai una volta mi sono imbattuto in quello strano stufato piccante di carne e fagioli. Sono invece venuto a conoscenza di una realtà dove la carne quasi mai è piccante (a meno di non aggiungerci le salse, ma questo è un altro discorso) e dove la sola idea di rendere piccanti dei fagioli stona e infastidisce il nativo di turno. Un po’ come quando parlando, nemmeno a dirlo, di cibo (insieme al calcio tematica del 90% delle conversazioni) mi viene chiesto il perché non mangiamo la pizza hawaiana (prosciutto e ananas) o la ragione per cui non condiamo il nostro piatto nazionale con fiumi di ketchup. Domande che solitamente provocano in me un mix di nausea e irritazione per cotanta culinaria blasfemia.

Pregiudizi, stereotipi, approssimazioni, semplificazioni che non risparmiamo nessuno. Usi e costumi di popoli lontani arrivano quasi irrimediabilmente rovinati e contaminati dal lungo viaggio e legittimano a giudicare culture complesse e variate basandosi su gusti che del loro sapore originale non hanno che un vago sentore, un aroma che nel corso dei chilometri è andato via via trasformandosi fino a diventare qualcos’altro. Così facendo si può arrivare a perdere la curiosità, appagati come siamo dalle settimane “a tema” delle offerte del LidL.

Quella che segue è una ricetta messicana, ma messicana davvero. Si chiama, poco fantasiosamente, Arroz a la mexicana, riso alla messicana. Non ha carne, né fagioli, né peperoncino ed è uno degli accompagnamenti preferiti di una quantità potenzialmente infinita di pietanze (insieme ai fagioli neri, non piccanti e senza carne).

ARROZ A LA MEXICANA

Ingredienti (per 6 persone)

● 2 tazze di riso

● 1/2 cipolla

● 1 spicchio d’aglio

● 3 tazze e 1/2 di brodo di pollo (o vegetale)

● 1 pomodoro fresco o 2 cucchiai di passata di pomodoro

● 1 tazza di piselli e carote cotte e tagliate a pezzetti

● 1 rametto di coriandolo

● 2 cucchiai grandi di olio di mais (ma quello extravergine d’oliva andrà più che bene)

● Sale

Preparazione

Soffriggi il riso nell’olio finché non diventa dorato. Frulla cipolla, aglio e pomodoro e dopo averlo colato aggiungilo al riso. Quando inizia a bollire aggiungi le verdure (piselli e carote) e condisci di sale. Aggiungi il brodo ed il coriandolo, tappa la pentola e lascia cuocere a fuoco basso per 25 minuti (o comunque finché non è cotto).

 

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