La chocoteja proibita

L’istituzione educativa San Antonio de Padua, come altre scuole in Perù, è beneficiaria di un programma di microfinanza promosso dalla ong Ifejant, con la quale lavoro. La ong si occupa di dar prestiti alla scuola per poter svolgere differenti attività. Una di queste riguarda il centro di apprendimento, un luogo nel quale i ragazzi apprendono, attraverso la manipolazione degli alimenti, differenti discipline, come la matematica, la comunicazione, l’igiene e anche la sicurezza stradale. Il laboratorio si articola in tre parti: la compra dei materiali, la produzione e la vendita.

Della compra dei materiali mi occupo io, conosco tutti i negozi che ormai appena mi vedono mi chiedono, “come sta andando il laboratorio?”.La seconda parte è la produzione, dove avviene l’apprendimento da parte dei bambini. Questo mese il progetto è la chocoteja. I bambini, insieme a me e al professore, analizzano le varie parti del processo di produzione, vengono trattati temi di matematica (come la conta degli stampini), temi di geografia (da dove viene la cioccolata), viene praticata la divisione del lavoro attraverso la divisione delle varie parti della produzione (c’e`chi taglia il cioccolato, chi lo scioglie, chi lo versa negli stampini) e vengono attuate delle semplici norme di igiene.

NEW0005

La terza parte è la vendita. Con il direttore Eduardo e colleghi abbiamo pensato che l’uscita da scuola dei ragazzi per poter vendere durante l’orario scolastico, fosse l’opzione più adatta e audace. Durante la vendita i ragazzi, sempre accompagnati da me o dalla professoressa, sviluppano abilità matematiche contando il denaro che gli viene dato, i resti, apprendono a parlare con la gente che non conoscono, perdono un po’ di timidezza, apprendono ad attraversare le strade e cercano di parlare quel poco di inglese con i turisti. Insomma, una esperienza multidisciplinare che viene svolta dentro e fuori la scuola.

a lavoro!

Se non fosse che, un giovedì’, appare sul quotidiano della zona andina, un articolo tutt’altro corrispondente al vero, dove si manifesta lo sconcerto della comunità riguardo l’uscita dei bambini durante l’orario di scuola per la vendita dei loro prodotti. In aggiunta, si sottolinea come i professori stessero sfruttando i loro alunni per fare i propri interessi, ossia guadagnare dalla vendita dei cioccolatini. Come se non bastasse, lo stesso giorno, sul telegiornale dell’emittente locale (COSMOS) viene passato un servizio che mostrava i bambini vendendo (con i loro grembiuli bianchi).

Il giorno seguente abbiamo fatto una riunione di emergenza con tutto il personale e abbiamo decido di armarci di volontà e forza e di andare a fare un’intervista alla televisione locale. Abbiamo raggruppato tutta la documentazione possibile, i progetti che accuratamente abbiamo sviluppato, i piani di insegnamento regionali dove i professori avevano aggiunto il progetto, e soprattutto il nostro dissenso per un giudizio dato senza conoscere. Siamo l’unica scuola nel sud del Perù a sviluppare un nuovo metodo di insegnamento, adatto soprattutto a bambini con problemi di apprendimento come quelli della scuola, e nonostante questo veniamo tacciati come sfruttatori del lavoro minorile. Come se non bastasse, la scuola è una scuola per ragazzi lavoratori, che porta avanti l’idea che il lavoro minorile non sia un concetto errato di per se’, ma che lo sfruttamento del lavoro minorile sia un reato. Il movimento dei NNATs (niños y niñas adolescentes trabajadores) si propone di garantire a tutti i bambini che per necessità e/o  volontà lavorano, un lavoro degno, e tutelato come quello adulto. A questo si contrappone la comunità internazionale (governi, UN, organismi internazionali) che invece e’ contraria al lavoro minorile in generale. La loro miopia riguardo le specifiche condizioni sociali, culturali ed economiche di molti paesi, generano nell’opinione pubblica (Puno compresa) un forte dissenso.

Alle 7 di sera, tutto il personale della scuola (me compresa) si è ritrovato davanti alla porta di ferro blu dell’emittente televisiva. Il conduttore ci comunica che solo il direttore può entrare a fare la smentita. Noi altri ci dirigiamo in uno dei tanti bar vicini, e sulla televisione piccolina, e con una bottiglia di gazzosa sul tavolo, ascoltiamo per mezz’ora l’intervista in diretta. Il direttore, con molta calma risponde alla domandi incalzanti del conduttore che, addirittura, minaccia Eduardo di una denuncia penale. Alla fine dell’intervista, dopo aver ascoltato le vere ragioni e soprattuto aver dimostrato come l’esperienze innovative all’inizio generino un largo dissenso, il conduttore si è mostrato compiaciuto che in una piccola città e conservatrice come Puno si possano praticare esperienze del genere.

NEW0008NEW0007

Il conduttore chiude il programma con i saluti mentre il direttore Eduardo prende dalla tasca una chocoteja dicendo “prova, sono deliziose”.

Lascia un Commento