Tutte le mattine appena mi sveglio mi sembra il giorno precedente, cielo limpido, sole splendente. Esco di casa per recarmi a lavoro e proprio come tutte le mattine tomo (prendo) la combi (bus), godo della musica (cumbia), dei bambini, ragazzi e anziani con il sorriso stampato sul viso. Un viso allegro e stanco allo stesso tempo, ma che trasmette solo positività. Perché il Perù è anche questo, allegria e stanchezza allo stesso tempo, desarrollo (sviluppo) e distruzione (spesso causata proprio dalla fonte maggiore di sviluppo, la “mineria”). Caos di colori, suoni e emozioni, che attraversano questi volti, queste strade (calles), ma soprattutto mercati.
Sino ad ora ho assaporato ed avuto occasione di vedere oltre ad Arequipa altre città del sud del Perù, Puno, Ilo, Tacna, Sicuani e Moquegua, tutte caratterizzate da enormi, particolarissimi e unici mercati. Mercati dove la gente non si reca solo per comprare, ma diventano luogo di incontro, dialogo e scambio, dove ci si può passare un’intera giornata. Possiamo dire che inizia proprio qui il mio viaggio in Sud America, Perù, Arequipa, direzione mercato di Avelino Cacares. Strade, tiende di tutti i tipi ma soprattutto caos di persone che animano tutti i giorni le vie di questo enorme mercato. Poi ci sono loro, le mamitas/cholitas, pronte a venderti qualsiasi tipo di cosa, a volte con furbizia, visto che hanno di fronte un gringo, a volte invece con simpatia e un sorriso sul viso. Più cammino e più ho voglia di conoscere, curiosare, scoprire quelle parti del mercato più nascoste quasi inaccessibili a noi gringos. Proprio come la nostra Arequipa, il Perù, il Sud America, una parte della terra che si pensa di conoscere, spogliare, denutrire e invece la parte più interessante nascosta…..vera solo in pochi riescono a scoprirla, assaporarla e sentirla.
Ma ritorniamo ad Arequipa, la “ciudad blanca”, chiamata cosi per la sua “piedra mas emportante”, “el sillar”, che l’ha resa patrimonio dell’Unesco. Il Cebe (Centro Educativo Basico Especial) dove lavoro, fa parte del districto Mariano Melgar, situato nella zona de la Rinconada periferia nord est della città. Questa è una delle zone più povere di Arequipa, abitato prevalentemente da migranti provenienti soprattutto dalla sierra, persone in cerca di fortuna che pensano di trovare ad Arequipa un lavoro, ma purtroppo questo bisogno non sempre viene soddisfatto. In città, di casi su cui intervenire se ne incontrano fin troppi, a partire dalla situazione abitativa di questa gente, una sorta di favelas (pueblos jovenes), dove si possono incontrare problemi sociali ed economici strettamente collegati al fenomeno che tocca e affligge tutte le metropoli dei sud del mondo, “la povertà”. Il mio lavoro, fin ad ora, consiste nell’appoggiare le attività delle maestre, cercando di incentivare e stimolare i ragazzi. E’ la prima volta che lavoro con ragazzi con descapacidad y multidiscapacidad e so bene che non sarà facile, ma sono pronto a mettermi nuovamente in gioco ed affrontare questa mia nuova esperienza nel miglior modo possibile.