El Buen Inicio

Il 10 marzo è stato l’inizio ufficiale dell’anno scolastico in tutte le scuole del Perù, dalle prestigiose istituzioni della capitale a quelle remote e quasi dimenticate delle zone rurali. Non mi metterò a elencare tutti gli aspetti dell’educazione peruviana, argomento che mi vede (almeno per ora) non ferratissima, ma è importante notare che il quadro che abbiamo davanti è estremamente eterogeneo. Per esempio, c’è chi studia in un palazzone iperaccessoriato, e chi in un’aula galleggiante amarrata alla buona a un’isola anch’essa galleggiante sul lago Titicaca, che se tira vento e si scioglie il nodo si mette in viaggio verso la Bolivia. C’è chi insegna alla sua classe e chi a tutta la scuola perché è l’unico maestro presente. Il bambino che arriva al mattino pulito, con quaderni e penne, può sedersi accanto al compagno sporco, che non ha dove scrivere ed è stanco perché il pomeriggio precedente ha lavorato con la mamma. Dall’altro lato, c’è anche da dire che, fortunatamente, cercare di migliorare le situazioni più difficili, uniformando per quanto possibile il livello, è un obiettivo importante sia del governo nazionale sia di quello regionale. Sorvolando il groviglio di proposte teoriche su programmi, curricula e simili provenienti da entrambe le parti, che (mi sembra) finiscono spesso solo per disorientare i professori, esistono progetti mirati a risolvere alcuni problemi più pratici, come la scarsa attenzione in classe, l’alto tasso di assenteismo e di ritiri. Uno di questi programmi è il Qali Warma, attraverso il quale ogni giorno gli istituti partecipanti offrono ai bambini un pasto sano e nutritivo che fornisca loro l’energia necessaria per seguire la lezione e tornare la mattina seguente. Un’altra campagna, molto spinta a livello mediatico – per un mese è stata una specie di mantra radiofonico – è quella del Buen Inicio Escolar. Anche dalle nostre parti gira voce che il primo giorno di scuola e giù di lì “non si fa niente”, ma si deve andare lo stesso. Qui invece, in determinati contesti, pare sia prassi riappropriarsi del proprio banco 2/3/anche 4 settimane dopo l’inizio ufficiale. Con calma, insomma. Il Ministero dell’Educazione però se n’è accorto e, non potendo andare a prendere uno a uno i ritardatari per le orecchie, ha iniziato a martellare tutto il Paese con la storia di immatricolarsi in tempo e andare a scuola fin dal primo giorno. Strategia dello sfinimento. Anche chi non ascolta la radio avrà sentito il vicino lamentarsi che al suo programma preferito parlavano solo di questo.
Detto questo, è successo che per il lancio ufficiale di Qali Warma e Buen Inicio 2014, con tanto di visita di Ministra del MIDIS (Sviluppo e Inclusione sociale) e viceministro dell’Educazione, e diretta su Tv Perù -la nostra Rai- fosse scelta proprio la mia scuola, l’istituzione educativa San Antonio de Padua di Puno. Manco a dirlo, la notizia ci è giunta ben 4 giorni prima dell’evento (considerando il sabato e la domenica). Tanto dovevamo solo fare le pulizie di primavera, rivoltare come un calzino la cucina e il comedor, ridipingere le pareti, sistemare le classi, abbellire il tutto e soprattutto…far venire i bambini!
Dopo svariate ore di straordinari, DSC_1493
le mamme ricercate in stile ‘Chi l’ha visto’ e alcune notti insonni del direttore, non so come ma alla fine tutto era pronto, la Ministra è venuta, gli studenti pure, la colazione era buonissima, sono volati discorsi importanti, tutti sono finiti in tv e hanno avuto il loro

bellissimo inizio dell’anno scolastico.

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Viene da pensare “quando c’è di mezzo la telecamera…”, poco ma sicuro. In questo caso probabilmente è vero, se non ci fossero stati i giornalisti sarebbe stato fatto molto meno, nessuno sarebbe andato a cercare i propri studenti o a togliere le macchie dal muro di domenica mattina. Fatto sta che, dopo due settimane di scuola, i bambini (quasi tutti!) studiano e giocano in un ambiente migliore, la mattina mangiano volentieri. E così, sbirciando dietro una semplice scelta di facciata, quella con la vernice fresca di una scuola in mezzo alle Ande, in cui studiano ragazzi con problemi di apprendimento e situazioni familiari difficili, si scorgono delle chiare spinte a fare di più, dei piccoli passi in avanti. La strada è lunga ma chi ben inizia…

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Informazioni su Francesca Berti

Nata e cresciuta in un paesello sperduto nella campagna senese, non esattamente collegato con il resto del mondo, sviluppa presto una certa propensione a costruire ponti. Purtroppo l'ingegneria edile non è il suo forte, allora pensa di diventare lei stessa un ponte: si lancia sull'insegnamento dell'italiano a stranieri, si laurea e inizia a "edificarsi" in alcuni punti del globo. Attualmente cerca tasselli mancanti in America Latina.

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