Anche gli angeli mangiano fagioli

Si sta avvicinando sempre più la fine del progetto. Già cominciamo ad avere attacchi di malinconia acuta (proprio delle femminucce!), soprattutto quando i bambini ci si accoccolano addosso, si fanno sollevare o tenere in braccio. Risulta inevitabile, ora più che mai, chiedersi che ne sarà di loro, che tipo di vita faranno, quali saranno le soddisfazioni,e quali le delusioni, che incontreranno nel loro cammino. Egoisticamente ci si chiede anche se si ricorderanno di noi una volta cresciuti. Certo è che noi non li dimenticheremo mai, nessuno di loro. In particolare ci commuovono i bambini del centro nutrizionale, i più indifesi. Senza la presunzione di essere state indispensabili per loro, anzi certe del contrario, ci spaventa l’idea di non vederli più, di non controllare più le loro condizioni di salute, se mangiano o meno, se sorridono, se giocano. Una preoccupazione non irrilevante riguarda le sorti del centro Moyo in quanto struttura. È decisamente indispensabile per il villaggio e dintorni, ma rischia di non avere un domani se non si opera una risistemazione del tutto. Al momento è composto da una casetta con due stanze piccole e una grande con quattro letti, una stanza a parte, l’ufficio, un tetto di paglia sotto il quale giocano i bambini, una mini sala da pranzo, e la cucina sul retro, anch’essa protetta da un tetto in paglia. Già è tanto, ma non abbastanza. Le camere sono poche, e avrebbero bisogno di essere ridipinte, pulite più che a fondo. I materassi sono da cambiare, impregnati quanto sono di tutti i problemi che comporta ospitare un bambino malnutrito (e spesso mamma e fratellini), le finestre non esistono e dal tetto filtra non poca acqua. I piccoletti poi meriterebbero uno spazio all’aperto in cui giocare pavimentato con qualcosa di impermeabile, non di terra che, quando piove (otto mesi l’anno), diventa fango. Il bagno è una capannina a lato della struttura, inutilizzabile, fatto che spinge i bambini a fare i propri bisogni fuori, un pò dove capita. Vi lascio immaginare quindi su che tipo di fango giocano! La cucina poi dovrebbe essere messa un minimo in sicurezza, per non parlare poi dell’igiene, cose che un tetto di paglia non offre di certo. Non essendo miliardarie, l’unico contributo che possiamo dare, l’ultimo concreto prima della partenza, sono cinque minuti di tempo per votare il progetto sul sito della Mediolanum (è necessario registrarsi). Cinque minuti che possono concretizzarsi in una struttura nuova, pulita, sicura, efficiente. I nostri occhi hanno visto e vissuto tanto a Tshimbulu, hanno riso e pianto tanto.Consapevoli che le nostre emozioni sarebbero state condivise da tutti i volontari al momento sparsi per il mondo, speriamo sia altrettanto condivisa la voglia di fare qualcosa in più. Regalateci quei cinque minuti, in cambio avrete uno dei sorrisi più belli che riuscite ad immaginare. Grazie.

http://www.fondazionemediolanum.it/progetti-single/?id=1015

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Informazioni su MONAUNI Maria

Nata a Trento 26 anni fa, ho deciso di diventare da grande "quella che va in giro a vedere che succede nel mondo". Non senza aver prima preso una laurea in comunicazione (Università di Padova). I giri per l'Europa hanno soddisfatto per un pò la mia curiosità, e mi hanno permesso di sperimentare le mie conoscenze linguistiche, oltre che spinta a volere di più. Come un anno in India con il servizio civile per esempio! Ora me ne sto a Tshimbulu da settembre, un ridente villaggio africano dalle mille sorprese. Casa ormai, almeno fino ad aprile.

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