Arrivata a questo punto, dopo sette intensi mesi di trasferta messicana, le emozioni si fanno di ora in ora più intense e contrastanti. Da una lato il profumo di casa inizia a farsi sentire nell’aria, dall’altro iniziano le feste di addio e l’idea di ripartire si accompagna ad un filo di tristezza.
Potrei parlare di lavoro, di bambini, di sfide vinte e perse, ma svuotare il sacco proprio adesso temo potrebbe farmi più male che bene, così ho deciso di condividere un episodio apparentemente insignificante, ma divertente e decisamente molto particolare successo la scorsa settimana. Due piccioni con una fava: io mi risparmio l’autoanalisi bipolare dell’ultimo mese e voi vi risparmiate pagine e pagine di paranoie.
….Ennesima domenica assolata hermosillense, i soliti 36 gradi all’ombra che rallentano i movimenti e un venticello che anziché allietare la giornata ti sbatte addosso la polvere sottile. Alle sei ho appuntamento a casa di Maria, stasera ci sarà una grande festa.
Maria e la sua famiglia vivono nel quartiere dove lavoro, in una casetta di lamiera, umile ma sempre perfettamente pulita ed in ordine. Nel cortile ci sono già tavolini e sedie di plastica, sotto la tettoia il jukebox noleggiato per l’occasione suona musica norteña, un ritmo che al principio mi faceva esplodere la testa ed ora invece canticchio sorridente.
Dietro la tenda in camera, è appeso un lungo vestito verde pistacchio con paillettes (ma proprio verde pistacchio con paillettes). Lourdes mi attende con la piastra e i trucchi e le bambine mi ronzano attorno divertite ed emozionate. La festeggiata della serata sono io.
Ma facciamo un passo indietro: mesi fa, chiacchierando in ufficio riguardo le famose feste di quinceañeras messicane (la versione latina e pomposa degli sweet sixteen statunitensi), avevo confessato di non aver mai festeggiato i miei quindici anni. Come reazione, venti occhi dapprima sbarrati si sono trasformati in un attimo in sguardi compassionevoli che celavano non troppo velatamente il pensiero: “povera italiana, che vita triste ha avuto”…
Da questo episodio, così per gioco, le volontarie mi hanno promesso che prima di andarmene dal Messico avrebbero rimediato a tale mancanza e si sarebbero occupate loro stesse della festa da sogno di ogni adolescente (poco importa che la mia adolescenza sia finita più di qualche anno fa).
Ma facciamo un passo indietro: per chi non lo sapesse, la festa della quinceañera rappresenta il passaggio di una giovane da ragazza a donna e prevede una serie di regole ed etichette ben precise. La quinceañera indossa un vestito principesco e viene truccata dalle donne di casa, all’inizio della festa fa il suo ingresso a braccetto con il padre e successivamente inizia la cerimonia vera e propria. In seguito, il padre fa calzare alla figlia le scarpe per il ballo e dopo il primo emozionante walzer da vera e propria debuttante, 15 baldi giovani invitano a ballare la fortunata offrendo una rosa ciascuno come ossequio.
Dopo questo breve excursus ritorniamo alla nostra afosa domenica pomeriggio…
Ebbene, io e la mia compagna di avventure Martina, abbiamo avuto la nostra festa principesca, esattamente come da protocollo ed esattamente come mi era stato promesso per scherzo mesi prima…
Tutte le persone del centro educativo in cui lavoriamo hanno contribuito alla festa secondo le proprie possibilità: chi con due bottiglie di coca cola, chi prestando il vestito, chi le scarpe (delle altissime scarpe con il tacco dorate con paillettes….dorate con paillettes!), chi con un sacchetto di patatine e cosi’ via…
E così, in quella afosa domenica pomeriggio, abbiamo avuto la nostra festa da sogno, che comprendeva:
- il nostro primo ballo romantico (tra la derisione degli spettatori messicani poiché in quanto italiane eravamo ridicolissime nei movimenti) con tanto di pretendenti e rose;
- il nostro giro in limousine (una bici con carretto che normalmente viene usata per raccogliere la spazzatura);
- la nostra piñata (non e’ tradizione rompere la “piñata” durante queste feste ma siccome nemmeno questo lo abbiamo mai festeggiato, è stata inclusa nel pacchetto);
- i regali di compleanno (poco importa che manchino due mesi al mio compleanno)
…Ma soprattutto abbiamo ricevuto il calore e l’affetto di tutte le persone presenti.
Perché decidere di raccontare questa storia?
Perché prima di partire, sette mesi fa, quando ancora non sapevo cosa aspettarmi da questa esperienza, mi ero ripromessa fondamentalmente due cose: riuscire ad integrarmi pienamente nel luogo che mi avrebbe accolto ed assorbire -e fare mie- tradizioni e cultura.
L’impegno e l’entusiasmo che tutti ci hanno messo, l’attenzione all’organizzazione e l’accurata divisione dei compiti, così come le risate ed i brindisi della serata mi hanno dimostrato che ho raggiunto pienamente il mio obiettivo principale e che non potevo chiedere di più da questa avventura messicana.
Tutte le persone presenti sono oramai parte integrante della mia vita, e sebbene tra imbarazzo e vergogna in alcuni momenti della serata, proprio ora che qui sto bene e sono felice è già ora di salutare tutti e…ripartire, ancora una volta.
Insomma, anche se mancano due mesi al mio compleanno, ho già festeggiato i miei 15+12 e, ne sono certa, sarà una festa che ricorderò molto a lungo con il sorriso sulle labbra. E ringrazierò sempre la mia famiglia messicana per questa festa, nata per scherzo e trasformatasi in un bellissimo ricordo di condivisione e allegria.