Stasera dopo tanto tempo ho deciso di scrivere. È tanto che non lo faccio da qui dal Congo e bon, ora sento il bisogno di rompere questo silenzio stampa. Forse per sfogarmi, forse per alleggerirmi il cuore condividendo con voi alcune situazioni vissute qua, forse per scacciare via questo senso di nostalgia, o forse per altri mille motivi.
Tante cose sono successe in questi 5 mesi trascorsi qui, così lontano da casa. Una lontananza non solo fisica ma soprattutto mentale, catapultato in un mondo così diverso, strano da rasentare l’incredibile e così pieno di controsensi. Qui tutte le nostre concezioni sono ribaltate, il normale si confonde con il straordinario, la vita con la morte, la follia con la regola.
Maggio è stato il mese di orientamento, dove uno cerca di capire da che parte è girato, dove si trova. Piano piano mi sono addentrato in questo mondo così strano. Grazie all’aiuto di Sonia ho imparato a fare gli occhiali e da quel momento in poi sono diventato “lunettiere” (francesismo pessimo) e ho iniziato a sfornare occhiali, di tutte le dimensioni, forme e materiale. Un lavoro di calma e precisione che fin da subito mi è piaciuto e tutt’ora porto avanti a chiamata. Nonostante che il prezzo di un paio di occhiali sia molto basso (10.000 Fc pari a 9 euro), le ordinazioni sono molte poche e questo servizio offerto dall’ospedale deve ancora decollare del tutto.
Giugno è stato il mese dello svezzamento. Katia e Valerio sono tornati in Italia per le vacanze e io e Marianna siamo rimasti qui in balia degli eventi. Volenti ma soprattutto nolenti eravamo utilizzati come punto di riferimento per quasi tutto ciò che concerneva l’ospedale. Dopo solo 1 mese di “orientamento” è stato difficile per noi all’inizio districarci tra tutte le richieste e problematiche ospedaliere e non. Certo, la mia prima malaria non ha aiutato. Si è presentata come una piccola influenza con un leggero mal di gola e un indolenzimento generale. Fatto il test della goccia spessa sono risultato positivo e allora via con la terapia. Alla fine questa malaria si è dimostrata molto leggera, per fortuna.
Durante questo mese abbiamo anche iniziato ad organizzare con gli animatori del CASC le varie attività che avremo portato avanti durante il CASC VACANCES, una specie di campo estate / estate ragazzi. Tutto ciò sarebbe debuttato a luglio per proseguire fino a fine agosto. Fin da subito ci siamo trovati di fronte a due grandi problematiche: la scarsa partecipazione degli animatori e la loro quasi nulla preparazione in campo di animazione. Giuro che ci abbiamo provato io e Marianna a insegnare qualcosa in questa direzione, ma cono scarso risultato.
Luglio è stato il mese del CASC per me. Impegnato 3 ore al mattino e 3 ore nel pomeriggio, arrivavo alla sera sempre molto stanco. Qui i bambini hanno la capacità di spomparti sia fisicamente che mentalmente. Gli animatori su cui potevamo fare affidamento erano solo 3 e con un’affluenza media di 100 bimbi congolesi (ci tengo a sottolinearlo perché la loro vivacità è molto più alta di quella dei bambini italiani) è stato difficile gestire tutte le varie attività anche perché in qualità di mutoke (bianco in tshiluba) la mia capacità di farmi ascoltare era pari a zero. A parte ciò, in questo periodo abbiamo avuto due nuovi ingressi. Il primo si tratta di Graziella, veterana volontaria del COE, infermiera, con una esperienza molto lunga in ospedali africani. Principalmente la sua attività si è sempre svolta a Rungu (benedetto Rungu) ed è venuta qui per sopperire alla partenza di Valerio e famiglia. Sinceramente speravo che ci sollevasse di alcune responsabilità, ma così non è stato per via di tutto il tempo che ha dedicato in ospedale. Altro ingresso, molto importante per me è stato l’arrivo di Chiara. Prima di tutto volontaria e poi mia ragazza, venuta qui per aiutarci nella attività di animazione, sia al centro nutrizionale che al CASC. Marianna è d’accordo con me nel definire l’apporto di Chiara come vitale, sia fuori che dentro casa. Per me è stato molto importante il suo apporto sostenendomi nei momenti di difficoltà e per la prima volta da quando ero qui, mi sono sentito bene come a casa. Assieme a Chiara sono arrivati anche moltissimi giochi per i bimbi del centro nutrizionale. Per tutti questi devo ringraziare tutte le colleghe di mia madre e alcuni negozianti di Caraglio ma soprattutto lei, la donna santa che nonostante tutti questi chilometri di distanza riesco comunque a fare impazzire: mia mamma. Voglio assicurare che useremo questi giochi al meglio per il bene dei bimbi del centro e non mi vergogno a nascondere che li ho già testati tutti personalmente.
Da segnalare in questo periodo sono stati anche i vari guasti accorsi al gruppo elettrogeno e ai pannelli fotovoltaici. Per quanto riguarda il gruppo elettrogeno insieme ad Augustin (tecnico dell’ospedale) abbiamo utilizzato il sistema dell’”arrangiarsi”. Per il fotovoltaico devo invece ringraziare Paolo e Luca che grazie alla loro assistenza tecnica dall’Italia mi hanno supportato e sopportato. Fortunatamente tutti i guasti sono stati riparati facendo risparmiare così all’ospedale non poco carburante per generare corrente.
Agosto è stato il mese del ritorno di Katia e Valerio e della partenza di Graziella. Aimè pure Chiara è dovuta rientrare in patria per motivi sportivi, scolastici e per il matrimonio di suo fratello Enrico (a cui purtroppo non ho potuto assistere) lasciando un vuoto nella casa oltre che in me.
Il mese di agosto è stato un succedersi di riunioni per riorganizzare alcuni servizi dell’ospedale tra cui la farmacia. Infatti in quell’ambito si erano registrate spese anomale e una caterba di farmaci andati in scadenza per mala gestione. Io mi sono reso disponibile molto volentieri alla supervisione di questa, così da poter dare un maggior contributo all’interno dell’ospedale. Il lavoro si è rivelato fin da subito arduo, ma anche lì mi sono appassionato ed eccomi ancora qui alle prese con ordini, farmaci ecc.
Per quanto riguarda la mia attività al CASC non si è mai interrotta e le cose sono proseguite tra alti e bassi fino al 30 agosto con lo spettacolo finale. Quest’ultimo è stato lo specchio e la sintesi di tutto ciò ha riguardato il CASC VACANCES: non un disastro totale, ma comunque un lavoro dozzinale da parte degli animatori. Ammetto che dopo il 30 agosto ho tirato un sospiro di sollievo per aver concluso momentaneamente le mie attività là. Ci aspettavano 2 settimane di stacco. Nel mentre è iniziata anche la stagione delle piogge con tutti i suoi fulmini e temporali.
Eccomi arrivato ora a settembre, con l’attività del CASC che deve ancora strutturarsi del tutto, il mio lavoro alla farmacia e alla “lunetterie”. Da questa ultima settimana ho iniziato anche a seguire le attività ospedaliere concernenti i casi di malnutrizione severa. Da non dimenticare assolutamente è l’arrivo di un nuovo volontario, Marco, che sta dando una mano a Sr Francoise a sistemare i suoi conti “disordinati” oltre che donare una botta di vita a me e Marianna.
Come dicevo, comunque, in questa ultima settimana ho potuto iniziare ad osservare le attività dell’ospedale da più vicino. I miei pareri su quest’ultima sono molto contrastanti e sto cercando con tutte le mie forze di non fermarmi alla prima impressione, ma di andare più a fondo. Purtroppo in questo periodo sono stati molti i decessi di bambini, uno ogni tre giorni circa. Troppo alto. Le cause sono da ricercare soprattutto alla mancata tempestività dei genitori al ricovero dei propri bambini. Per quanto riguarda l’aspetto puramente sanitario, mi sto trovando in grande difficoltà. Le mie conoscenze in materia sono troppo poche e il senso di impotenza che sto provando ora mi obbliga a rivalutare determinate decisioni già prese diverso tempo fa.
È sempre così, uno parte cercando delle risposte e si trova a dover affrontare nuove domande. Ma c’est la vie… Uno può decidere di voltarsi dall’altra parte e non guardare, oppure pensare che non ne vale più la pena o farsi trasportare dagli eventi. Non voglio che per me sia anche così voglio essere padrone del mio destino.
Io sono il padrone del mio destino.
Io sono il capitano della mia anima.
(W.E. Henley)