Etiopia: cinque mesi che sto qui.

Finalmente riesco IMG_4221a pubblicare anche io qualcosina riguardo la mia esperienza SVE!

Mi trovo in Africa, precisamente in Etiopia, in una città a 300 km a nord di Addis Abeba: Debre Markos.

Sono già cinque mesi che vivo qui, ma mi sembra di essere arrivata ieri. Il tempo è volato senza essermi però scivolato addosso.

Prima di partire io e Sara non avevamo ben in mente che quale sarebbe stato il nostro lavoro in Etiopia.

Siamo arrivate ad Addis Ababa il 3 maggio, era un sabato e c’era il sole. E’ venuta a prenderci Valentina, la responsabile paese dell’ONG per la quale lavoriamo.

E’ stato il mio primissimo incontro con l’Africa. Ricordo che sono rimasta immediatamente colpita dal colore della terra, quel rosso mi ha ricordato il mio tanto amato Paraguay, e dall’odore dell’aria. Non so come mai ma l’odore dei luoghi mi resta sempre particolarmente impresso, infatti dopo le mie vacanze in Italia ciò che mi ha fatto percepire davvero il ritorno qui è stato quell’odore ormai cos’ familiare.

Abbiamo trascorso le prime due settimane in capitale e durante questo breve periodo abbiamo frequentato un corso di lingua, ma si sa che le vere lezioni le si fanno nel momento in cui sei immersa nella comunità, ma un’infarinatura ci è stata d’aiuto…almeno per comprendere la complessità dell’amarico. Oltre a questo avuto modo di conoscere e di vivere insieme agli altri volontari del Servizio Civile e di lavorare assieme allo staff locale.

Sempre di sabato ci siamo trasferite a Debre Markos, dove Geremow (il responsabile della sede staccata di Debre Markos) ci ha accolte e ci ha portate nella nostra vera casa. Il giorno seguente abbiamo incontrato l’OVC (Orphan and vulnerable children association) con la quale lavoriamo, Biruh Tesfa, durante il loro “Sunday meeting”. In questo incontro erano presenti una ventina di bambini, Ideg (il presidente), Tzeay (una ragazza che lavora per la nostra ONG e che ci è sempre d’aiuto per l’organizzazione del nostro lavoro e per la traduzione amarico-inglese).

Il programma era già stato stabilito, infatti, il lunedì seguente abbiamo iniziato a lavorare.

Il nostro lavoro si divide in due parti: il lavoro in questa OVC, e il lavoro diretto con l’ONG.

Con il tempo siamo riuscite a definire un programma efficiente per quanto riguarda i corsi di inglese e informatica, ridefinendo i tempi e le attività, anche perché con la summer season i bambini, essendo in vacanza, avevano molto più tempo libero.

Da metà giugno a fine agosto abbiamo svolto corsi di informatica, di inglese, di igiene, di calcio, e abbiamo elaborato un giornalino mensile dell’associazione. L’idea è sempre stata quella di fare anche qualche attività che possa poi continuare indipendentemente dalla nostra presenza, altrimenti il lavoro che stiamo cercando di fare perde parte del suo senso, almeno per me.

L’altra parte del nostro progetto prevede la collaborazione diretta con l’ufficio del CVM di Debre Markos. Ci siamo organizzati con lo staff locale per svolgere diverse interviste alle OVC presenti in tutta la nostra regione, in tutto 23. I dati raccolti servono per conoscere meglio le diverse realtà e per capire come si può incrementare il lavoro nella giusta direzione. Per questo lavoro ci è stato molto di aiuto nel lavoro di incontro e traduzione Biniam, una ragazzo del posto che ha deciso di svolgere un periodo di volontariato.

Oltre a questo ci siamo imbattute nella costruzione di una casetta per alcuni bambini di strada che sono diventati nostri amici. Per ora la casetta in lamiera ospita cinque ragazzini, e l’aspetto positivo, oltre al fatto che il loro letto non è più un freddo marciapiede, è che abbiamo avuto una super collaborazione da parte dei nostri colleghi del CVM, di un ufficio amministrativo locale, e di alcune persone che volontariamente e straordinariamente ci hanno aiutate.

L’esperienza mi sta insegnando molto. Certamente non è sempre facile, e non mancano le sere in cui ti chiedi se stai davvero facendo un buon lavoro, le giornate in cui ti sembra di non aver concluso molto, le sconfitte nel vedere cambiamenti che non avvengono. Ma, cercando di guardare questo bicchiere come se fosse davvero solo mezzo pieno, mi accorgo che sto cambiando, o almeno la mia prospettiva si è davvero allargata.

Tra agosto e settembre sono stata un periodo in Italia e li mi sono resa conto di quanto questa esperienza mi stia facendo bene, lo sento soprattutto per come sto imparando a vivermi la vita. Qui non c’è tempo per rancori, per arrabbiature inutili, non c’è tempo di rimandare a domani perché davvero non sai se il tempo che rimandi lo ritroverai, non sai se il bambino che hai salutato oggi lo rivedrai o se fuggirà in cerca di più fortuna, non sai se sono davvero in salute le persone con le quali parli ogni giorno. Quindi non puoi rimandare un “come stai?”, un “ti voglio bene”, un po’ di tempo insieme. Il solo tempo certo è il qui ed ora. Cercavo l’essenziale prima di partire…e ho imparato che l’essenziale è tutto qui.

Ora che la connessione sembra andare (incrocio le dita!) prossimamente ho intenzione di pubblicare qualche riflessione ed esperienza personale che ho scritto in questi cinque straordinari mesi!

 

Questo articolo è stato pubblicato in Etiopia, YES: Youth, Education and Solidarity! e contrassegnato come da Giovanna Costa . Aggiungi il permalink ai segnalibri.

Informazioni su Giovanna Costa

Mi chiamo Giovanna anche se sono più comunemente chiamata “Giovy” fin da quando ero piccola. Vivo a Canale d’Agordo, un paesino di mille abitanti nel bel mezzo delle Dolomiti. Amo la montagna e il luogo dove sono nata e cresciuta, ma questo amore va a pari passo con quello verso i viaggi, infatti, la mia sfrenata voglia di conoscere mi ha portata a vivere diverse esperienze un po’di qua e di là. Nell’estate 2009 ho trascorso l’estate in Sud America: un mese in Paraguay in una parrocchia per svolgere del volontariato nell’assistenza agli anziani, e un mese con lo zaino in spalla all’avventura tra Brasile, Bolivia e Perù. L’anno seguente, grazie al progetto Erasmus, sono stata in Danimarca dove ho frequentato un corso sull’incontro interculturale della durata di quattro mesi. Nel 2013 mi sono laureata alla facoltà di Scienze della Formazione primaria di Padova diventando così maestra della scuola dell’infanzia, e, sempre nel 2013, ho concluso anche l’anno di specializzazione per insegnare ai disabili (insegnante di sostegno). Ho sempre lavorato durante le vacanze estive: dalla commessa, alla barista, all’aiuto cuoco, all’animatrice…lavori che ti consentano di stare a contatto la gente e di conoscere sempre nuove persone. Correlato alla mia passione per la montagna c’è quella per lo sport, in particolare per lo snowboard. Sono stata per molti anni un’atleta, poi nel 2007 ho frequentato il corso per diventare maestra di snowboard, così dal 2008, durante la stagione invernale, svolgo questo lavoro che è parte fondamentale della mai vita perché mi concede il lusso di alzarmi la mattina sempre contenta. Oltre allo sport, un’altra mia grande passione è la scrittura: adoro riflettere e vedere materializzati i miei pensieri attraverso l’inchiostro, mi aiuta ad elaborarli.

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