“Non mi piace la definizione ‘Scuola per genitori’, dovrei essere veramente presuntuosa per sostenere di poter insegnare una cosa cosi complessa”
E´cosi che inizio il mio taller.
Sono le tre del pomeriggio e sono agitata. Devo parlare di violenza familiare davanti a 50 persone, con il mio accento europeo e mi fa male la gola perche´i bimbi di primaria sono delle simpatiche canaglie.
Imprevisti peruviani:
le tre in punto sono le tre e mezzo,
le persone che ho invitato per fare un intervento si sono completamente dimenticate ma verranno improvisando e con un po´ di ritardo,
la banda (una constante in Perú) suona proprio sotto la nostra finestra,
Listo! Di 150 genitori ce ne sono circa un terzo (di cui due hanno dormiranno per tutto il tempo), possiamo iniziare.
Ci sono varie dinamiche per creare un clima di tranquillita´e di confidenza: c’e’ una che si chiama “salutare con le parti del corpo” (la mia preferita) che consiste nel girare e salutare ogni persona presente guardandola negli occhi prima con la mano, poi con le varie parti del corpo (orecchio, gomito e cosi via, con il piede e´ davvero divertente), un’altra si chiama “ronda de gritos” italianizzata “giro di urla” e consiste nel mettersi in cerchio, mano nella mano, allargare il circolo al massimo senza spezzarlo e poi avvicinarsi velocemente gridando “se puede” (si puo’) e un’altra che consiste nel cantare una canzoncina e fare un simpatico ballo. Per questioni di spazio e di orario ho scelto di attuare l’ultima dinamica, la canzone fa cosi: “Perejita, perejita se parece a su mama’, por arriba, por abajo, por delante y por detrás” che letteralmente significa “Perejita, perejita somiglia a sua madre, sopra, sotto, davanti e dietro” si fa, nel frattempo, un ridicolo balletto. Anche le personalita´piu’ timide ed introverse non possono resitere a questo ritmo ed e´impossibile stare fermi, il tutto termina in una gran risata collettiva, che si sa, quanto e’ utile per alleggerire la tensione (in particolar modo la mia). Ho scelto di trattare il tema della violenza familiare perchè nella nostra scuola sono emersi due casi abastanza gravi e i dati rispetto alla provincia di San Roman sono allarmanti. Dopo il mio discorso introduttivo parlo dell’argomento aiutandomi con una presentazione Power Point e cerco di fare una lezione interattiva, facendo delle domande ai presenti ma le risposte sono poche, sempre degli stessi e faccio fatica a sentire quello che dicono perchè sussurrano e si mangiano le parole. Quanto e’ vero che “perejita se parece a su mama’”, mi sembra di vedere i ragazzi. Hanno lo stesso identico atteggiamento. Il fatto che i genitori siano presenti però mi fa capire che hanno veramente voglia di mettersi in gioco e di migliorare, alcuni chiedono del materiale per poter approfondire gli argomenti e noi gli rispondiamo di stare attenti perchè se vogliono da studiare noi li interrogheremo! Altri ci propongono alcuni argomenti da trattare nei prossimi talleres (questo mi fa spuntare un sorriso a 32 denti perche’ significa che vogliono che facciamo altri corsi e intendono partecipare). La psicologa e la rappresentante della fiscalia approfondiscono il tema con il focus posto sull’abuso sessuale e mostrano un video. I genitori vengono a salutarmi e a ringraziarmi, chi stava dormendo si sveglia, finalmente, e qualche mamita ha terminato di produrre un maglione in lana di alpaca. Sono gia le cinque. due ore fa ero tesa come una corda di violino, ora è già finito tutto e non vedo l’ora di farlo di nuovo. .