ApPerù

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Dopo un anno in Perù tutto sembra possibile: prendere una combi al volo che si ferma tipo pitstop della formula 1 al semaforo per cambiare uno pneumatico scoppiato 20 minuti fa in viaggio, sotto i tuoi piedi; comprare la carta da forno in cartoleria (e dove se no?), il ghiaccio dal benzinaio, gli insetticidi dall’elettricista o ricaricare il credito telefonico dal farmacista di fiducia. Sperimenti che è possibile che un ristorante non venda né serva acqua, ma piuttosto ti mandi a comprarla fuori; così come può capitare che i medici degli ospedali pubblici scioperino quasi per 3 mesi di seguito occupandosi solo di casi di emergenza e che poi ti chiedano di comprare il raccoglitore della storia clinica se vuoi farti registrare e visitare.

Dopo un anno in Perù inizi a masticare il “peruvianese” con i suoi mamitha, papito e amiguitos, iniziando a parlare per diminutivi e potendo contare su almeno 5 modi diversi per riferirti al denaro. Nei casi di adattamento linguistico più avanzato hai sviluppato perfino un’oratoria compassionevole ma opportunista, formale ed empatica allo stesso tempo, supportata da sguardi e toni lamentosamente persuasivi o massime di saggezza popolare come “ormai è andata”, “così è”, “purtroppo le circostanze non lo hanno permesso”. Nei casi di miglior integrazione, possono anche scambiarti per un connazionale.

Dopo un anno ti sei riscoperta innamorata (o forse plagiata) da canzoni di reguetton, cumbia e salsa in riproduzione continua in tutti i mezzi di trasporto e luoghi pubblici e, volendo o no, ne hai imparato (e ammettiamolo, anche ballato) almeno il ritornello.

DSCN0739Dopo un anno in Perù credi di aver visto proprio tutto e magari hai anche capito che questo modo di vivere così diverso da quello del tuoPaese del “primo mondo”, che inizialmente appare tanto confuso, insensato o assurdo è semplicemente alternativo a ciò a cui sei abituata, con i suoi vantaggi e svantaggi, le sue ingiustizie e le sue soluzioni, le sue contraddizioni paradossali ed eccezioni incredibili.

 

 

Magari hai capito che volontario non significa MISSIONARIO o sostituto di Superman e madre Teresa di Calcutta, ma persona disposta ad ascoltare e confrontarsi con realtà nuove per imparare a sua volta, in uno scambio che può arricchire tanto entrambe le parti, in modo davvero “equo e solidale”.

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piccola rosa (pequeña rosa) Dopo un anno in Perù magari capisci che ogni Paese ha i propri demoni e che solo la sua stessa gente potrà sconfiggerli. Inizi a pensare che forse non si dovrebbe giudicare una realtà prima di averla vissuta e probabilmente neanche l’esperienza sul campo basterà per comprenderla davvero; come quando per osservare un quadro più da vicino si perde di vista la cornice che lo contiene.

Forse bisognerebbe prenderla come un gioco di ruolo e solo dopo essersi spogliati della diffidenza, essersi provati i panni dei vari partecipanti e aver ripreso le giuste distanze, scegliere per chi tifare e come poter offrirgli una vicinanza effettiva.

Potrebbe essere per questo che a volte è necessario partire per scegliere di tornare. Allora, forse, sono pronta a fare ritorno in Italia con tutto quello che spero di avere imparato da questa esperienza assurdamente bella ed intensa, senza grandi pretese ma tanta voglia di continuare ad avere fiducia nel mondo, nelle persone e nei bambini.

piano

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