Ormai è passata più di una settimana dalla JMJ di Rio 2013, ma questo articolo si riferisce alle impressioni e alle riflessioni di quei giorni, in cui ho avuto la possibilità di vivere la settimana della giornata mondiale della gioventù nel suo paese ospitante.
Scrivo “vivere” perché in casa con tre preti missionari è stata sentita così, anche se in misure differenti. I padri Giuseppini, infatti, sentono particolarmente importante questo evento perché la loro vocazione è rivolta per costituzione a “os jovens”, ma non è solo in casa che si è percepita l’attesa e la partecipazione.
Diversi ragazzi della gioventù pastorale di Ibotirama si sono organizzati da mesi prima di partire e, a casa nostra, durante la settimana di Rio, il rito serale della telenovela nazionale ha lasciato la precedenza ai servizi sulla giornata mondiale della gioventù, seguita attraverso diverse trasmissioni in varie reti e terminata domenica con la lunga intervista al Papa sulla rete Globo.
Anche i seminaristi che ho conosciuto a Brasilia e di cui ho parlato nel precedente articolo hanno partecipato e, come altri, hanno postato foto e commenti su facebook, mentre chi non è andato segue a distanza e condivide gli elementi pubblicati da altri e le citazioni letterali del Papa. Si può dire che per il Brasile cattolico questo sia un evento più importante che, per l’Italia tifosa, i mondiali di calcio; tanto più che sembra che questo Papa piaccia a tutti, anche ai coinquilini di questa casa, e, devo ammettere, me compreso. Si sentono già critiche che vanno dalle piccole polemiche alla dietrologia profetica, ma ad ogni modo credo che quello che sta facendo fin’ora sia da apprezzare, comprese le sue parole, considerando che le sue parole non restano solo parole per il mondo ecclesiastico.
Dalla lunga intervista che ha concesso alla rete Globo, questo sembra un Papa rivoluzionario, con coraggio, cuore e idee chiare. L’unico vistoso neo secondo me riguarda il (seppur abile) dribbling alla domanda relativa alla sua opinione sulle proteste che in questo periodo accendono i giovani in tutto il Brasile (e di cui ha scritto anche Coretta nell’articolo #vemprarua in questo stesso blog).
La sua prima affermazione a riguardo è stata quella di non conoscerne le ragioni, concentrandosi subito dopo sullo spirito utopista giovanile in generale e facendo un discorso peraltro comunque interessante e condivisibile.
Riguardo alle ragioni delle proteste però ha affermato di non esserne informato e questo, mettendomi nei panni dei giovani di qua, credo sia innanzitutto spiacevole, oltre che poco credibile. E’ spiacevole da sentire da parte di quella fetta della gioventù brasiliana in rivolta che prende il Papa come guida spirituale quotidiana. E la fetta è grande, considerato che le sue parole qua vengono prese molto seriamente e può capitare di incontrarle nella vita di tutti i giorni. E’ piuttosto credibile che con questa risposta egli abbia voluto evitare una domanda che lo avrebbe portato a pronunciare parole fuori dal campo di sua competenza; e parlo di una suddivisione delle competenze vecchia di secoli: il potere spirituale avrebbe preso posizione su un tema attualmente sensibile nel terreno del potere temporale, superando così quella staccionata calda storicamente.
Resta un Papa che comunque apprezzo e che, forse, si rivelerà davvero rivoluzionario, ma (per la mia pur modesta opinione), in quel momento ha preferito restare ancora ben dentro al suo recinto, sprecando un’occasione, quella sì, davvero rivoluzionaria…
Fabrizio Testi
6/8/2013 – Ibotirama (Bahia)
Progetto “EVS: Stand up for Education”
ENGIM / FOCSIV