La climatica è la colonia estiva che la Caritas Diocesana de Arequipa organizza da ormai 29 anni, per dare ai bimbi disabili delle 8 scuole CEBE (Centro de Educación Básica Especial) e ai ragazzi del CETPRO (Centro de Educación Técnico Productivo) l’opportunità di trascorrere una settimana, a Mollendo, sulla costa, a circa due ore e mezza da Arequipa, tra giochi, attività di gruppo, mare, piscina e tanto tanto sole.
Quest’anno la climatica è stata organizzata grazie all’appoggio del dott. Jorge Balbi, medico di Lima, da anni al fianco delle iniziative di Caritas Arequipa, di una ONG tedesca che ha finanziato buona parte delle attività e degli spostamenti, e di diversi altri sponsor che si sono “occupati” della comida.
Come ogni anno la climatica è stata programmata per la metà di gennaio (dal 13 al 19 gennaio), periodo dell’anno in cui en Arequipa empieza la temporada de lluvias (inizia la stagione delle piogge) e la maggior parte degli arequipeñi, soprattutto durante il fine settimana, si riversa sulle spiagge di Mollendo o Camanà.
Quest’anno, anche noi volontari SVE del progetto Educate Vocational Solidarity, a prescindere da quelli che sono i nostri rispettivi impegni durante questi mesi di volontariato, abbiamo preso parte alla climatica e tutti siamo stati ben felici di poter dare il nostro appoggio ai docenti e di poter vivere un’esperienza nuova ed unica per tutti noi.
Molto frequentemente, durante questi mesi di lavoro, le insegnanti delle scuole presso le quali presto servizio mi hanno parlato della climatica preparandomi e il più delle volte “mettendomi in guardia”: ‹‹…l’anno scorso ho perso 3-4-kg…››, ‹‹…si dorme al massimo 2 ore a notte!!!››, ‹‹…dopo la climatica ero distrutta, sono stata una settimana a casa a dormire›› e ancora ‹‹…bisogna stare attenti e avere 1000 occhi, i bimbi scappano da tutte le parti…››. Molte di queste voci sono state confermate, altre solo in parte, ma finalmente arriva il giorno della partenza.
L’appuntamento è fissato per le ore 6,00 del mattino del 13 gennaio 2014. L’orario è, come abitudine per i peruviani, soltanto indicativo. Partiremo, infatti, da Arequipa all’incirca verso le 8,30 a bordo di due pullman, seguiti da un camion pieno di viveri, materassi e ogni genere di stoviglie provenienti dalle singole scuole, materiali di cui la struttura che ci ospiterà è sprovvista.
La settimana che sta per iniziare si rivelerà intensa, stancante, ma ricca di emozioni e di momenti indimenticabili.
Durante questi sette giorni vissuti a Mollendo si è ballato senza sosta, si è andati dormire per ultimi e ci si è svegliati per primi. Ho visto degli splendidi sorrisi dipingersi sui visini sudici dei bambini, visini che sono diventati sempre più puliti giorno dopo giorno ed è divenuta una gioia persino lavar via quello sporco, perchè insieme allo sporco sembrava andar via anche quella patina di tristezza.
Ho osservato Esmeralda e Jakelin, rispettivamente 13 e 10 anni, emozionarsi davanti al mare, ma temere le onde e la forza dell’acqua perché per loro era la prima volta. Il mare non lo avevano mai conosciuto, ne avevano solo sentito parlare. Inizialmente pensavano che quello di fronte a loro fosse solo un rio più grande di quello, probabilmente l’unico, che hanno visto nella propria vita e che attraversa la loro città.
Ho giocato a calcio in spiaggia con i ragazzi del CETPRO e li ho visti gioire come bambini dopo aver segnato un goal ed ho letto l’orgoglio negli occhi di Josè quando, dopo averlo visto in azione, per noi tutti è diventato Gattuso.
Sono stato travolto dagli abbracci e dai baci di bimbi che incontravo per la prima volta, che non avevo mai visto prima, ma che invece sembrava mi conoscessero da sempre e mi volessero ringraziare per essere lì con loro. Li ho visti gioire nell’avere i capelli pettinati e in ordine, nell’indossare il vestito della festa, quando ho spruzzato loro il mio profumo, mentre mi chiedevano insistentemente di farci scattare l’ennesima foto insieme per avere un ricordo indelebile di questa settimana che porteranno per sempre nel cuore.
Ho potuto osservare con quanto amore e maternità alcune professoresse si dedicavano alla loro cura: a vestirli, a lavarli, a stargli vicino nei momenti di tristezza, quando avevano nostalgia della mamma o quando tra loro nascevano delle futili discussioni.
Li ho ascoltati mentre per mille volte mi davano la buona notte in italiano e li ho visti svegliarsi già con un sorriso stampato sul volto, non vedendo l’ora di vivere un altro giorno da bambino speciale in vacanza.
Oggi, mi tornano alla mente le parole di Serena, mia compagna e, come me, volontaria SVE . Un giorno un anziano taxista, dopo aver scambiato due chiacchiere con lei sul suo lavoro qui ad Arequipa, le ha detto, con voce commossa e distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada per guardarla dritto negli occhi, che nella sua vita non ha fatto molte cose belle, ma che una delle cose più belle che gli sono capitate e che mai dimenticherà, è stata essere uno di quei bambini della climatica.