Dime que puedo hacer por este hijo!

Quando il colore del cielo diventa una costante e piacevole compagnia, quando il sole che ti penetra diventa solo un fastidio, quando la polvere che ti sale ovunque inizia a diventare un misto tra abitudine ed odio..li tutto inizia, li non sei più un osservatore ma inizi a capire chi vorresti essere, cosa vorresti fare e perché.

Camminando per la strada dei cani iniziano a seguirmi abbaiando ferocemente contro di me, osservo la regola di non dar loro attenzione fino a quando non se ne vanno, ma le cose prendono un’altra piega, si avvicinano e mi mordono per ben due volte fino a quando non mi volto per picchiarli..in quel momento fuggono lasciandomi in pace.

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Dopo l’ubriacatura iniziale dell’arrivo in Messico ci vuole un po’ per definire il proprio ruolo, soprattutto a livello operativo, i ragazzi si prendono troppa confidenza o troppo poca e qui non è come in Italia, qui sono abituati ad essere trattati con il “bastone” il maestro o l’educatore è ancora la figura fredda e staccata perciò difficilmente si possono gestire le cose, complice anche una conoscenza della lingua parziale, mi sono trovato a gestire situazioni difficili, ma gestibili.

Un po’ come con l’esperienza vissuta con i cani per la strada, ci si fida della propria esperienza pregressa, si prova, si riprova, si aggiusta il tiro ci si avvicina o ci si allontana in base a chi hai davanti, di certo non abbandono la posizione di apertura nei confronti dei ragazzi nonostante i rischi che si possono incontrare so che alla lunga questa impostazione paga molto di più! E tutti remano dalla parte opposta, ma qui si usa cosi e perciò non c’è giusto o sbagliato ma solo maniere diverse di intendere le cose.

Anche se non ho ancora definito completamente quale sia il mio ruolo, tra apoyo escolar, corso di computer, sport…un po alla volta ho iniziato a fare sedute psicologiche, sono partito molto lento in verità, forse chiamarle sedute psicologiche è sbagliato direi più sedute di “ascolto psicologico”.

Ovviamente certe problematiche sono veramente ingestibili, ti vien quasi da rispondere al ragazzo/a o alla madre di turno di pregare Dio come unica ed estrema soluzione, poi però una scintilla ti attraversa la mente..ecco un appiglio una soluzione un sogno nella quale far credere, far sperare, far DESIDERARE.

D’altra parte che è la nostra vita se non un gran susseguirsi di desideri vitali e mortali.

Il centro educativo vanta tra i suoi frequentatori i migliori ragazzi del quartiere: sopravvissuti a stupri, con genitori tossicodipendenti, esperti in pestaggi, offese, bullismo, giochi di strada e PAURA.

Si la paura, la paura ti gira nella mente si insinua tra i neuroni corre lungo la spina dorsale ti fa vibrare, ti fa urlare, ti fa picchiare, qui i ragazzi/bambini ne sono dei gran esperti, sono nati respirandola, vivono in essa, la conoscono talmente bene che la sanno padroneggiare, li vedo picchiarsi, umiliarsi ed offendersi come ovunque nel mondo ma con uno sguardo diverso con l’occhio che trema e nel profondo urla di paura, come in uno strano equilibrio la impone agli atri per esserne più al sicuro, più inattaccabile.

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Grazie al “più o meno” ruolo che “più o meno” sono riuscito a ritagliarmi riesco a parlare molto con i genitori, quasi più che con i ragazzi, quello che mi trasmettono è sempre questo grande senso di paura, questo bisogno di qualcosa in cui credere in cui investire per non sentirsi più impotenti, più inoffensivi.

Talvolta però la paura è schiacciante, imperversa nella vita delle persone, la vedi uscire dai pori della faccia della madre che con disperazione ti parla della figlia che vuole abbandonare la scuola e che teme di uscir di casa, teme di andare in strada e fondamentalmente conosce il perché di tale comportamento, conosce l’origine di quel timore, l’ha vissuto pure lei a sua volta, di madre in figlia di figlio in padre lo stesso timore la stessa angoscia…e lo pseudo-psicologo “gringo” cosa può fare???

Tutti vogliono risposte, io posso solo ESSERci a modo mio e praticando “cittadinanza attiva”!

Per me cittadinanza attiva è entrare nelle strade del mondo, assaporarne gli odori, viverne gioie e dolori, cercare di portare qualcosa di nuovo, non migliore, non peggiore, semplicemente diverso!

Qualcosa che qualcuno un giorno possa ricordare di aver assaporato, qualcosa che tra venti, trenta o quarant’anni possa far ricordare a una persona quel momento come unico, come momento di creazione, di cambiamento.

Credo che cittadinanza attiva sia questo, piantare semi, piantarne continuamente, molti andranno persi, altri sprecati, ma alcuni diverranno querce imponenti radicante in noi ma con le foglie pronte a captare raggi di luce ovunque.

Credo che negli occhi delle persone risiedano più verità che in molte biblioteche, tribunali o università e che la capacità di guardarne il profondo sia un dono che tutti abbiamo ma che non sempre accettiamo.

Credo che l’Unione Europea ci abbia dato una grande opportunità e che il piu grande modo di sfruttarla sia portarci nel vecchio continente qualche seme ben radicato in noi!

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Informazioni su Maicol Zambon

Nato a Verona il 9 novembre 1985, laureato presso la facoltà di Scienze dell'Educazione e della Formazione di Verona; esperto in programmazione, gestione e verifica interventi educativi e formativi, riflessologo plantare, appassionato di naturopatia e nutraceutica. “Perdonate i miei paradossi. Bisogna farne quando si riflette. Ed io preferisco essere un uomo di paradossi, che un uomo di pregiudizi”, Jean Jacques Rousseau

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