Qualcosa che ti cambia da dentro..

È il 4 settembre 2013 quando, trovandomi nell’aereoporto di Roma Fiumicino, finalmente ho realizzato che stavo per iniziare un lungo viaggio. Per quanto sapessi a livello geografico dove fosse situata la mia destinazione, Arequipa – Perù, non sapevo nulla di quello che avrei trovato. Dopo circa 40 ore di viaggio, atterro con gli altri volontari (nonché i miei attuali compañeros) all’aereoporto di Arequipa, sempre se si può chiamare “aereoporto” un capanno con un distesa di terra come pista, ma con i maestosi Misti e Chachani che gli fanno da sfondo. Ed è con un meraviglioso paesaggio che cominciò questa “avventura”, sotto un sole cocente emblema di un accogliente benvenuto nella Ciudad Blanca per noi gringos italiani.

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Inizio a guardare questa nuova realtà come con gli occhi di una bambina che vuole scoprire le differenze di ciò che già conosce. Non ho trovato molte similitudini, a parte l’incessabile traffico delle calles arequipeñas (che può ricordare un po’ il caos delle mie care strade romane) e l’invasione dei piccioni in plaza de Armas con tanto di turisti che gli danno da mangiare (simile a come succede a San Pietro). I suoni e i rumori sono nuovi come la melodia che ti preannuncia l’arrivo del basurero (che nel nostro distrito è un mix tra un motivo classico e un pezzo di reggaeton), gli aromi e i profumi sembrano più forti (l’immancabile odore della cipolla ti accompagna a qualsiasi orario della giornata) e le luci e i colori sembrano più intensi.

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La prima scoperta riguarda i mezzi di trasporto. I taxi e le combi sono gli unici mezzi di trasporto pubblico per spostarsi nella città. Le peculiarità dei taxi sono che la tariffa è relativa, ossia va contrattata (come la maggior parte delle cose che si vogliono acquistare in Perù) e che sono considerevolmente di più delle automobili private. Delle cosiddette combi, che sono una specie di autobus, mi ha affascinato il fatto che non avessero dei punti specifici di paraderos (fermate): occorre solo allungare il braccio per far capire che si vuole salire e basta lanciare un “baja” o “esquina” per scendere dove si desidera. Ovviamente ciascuna combi ha il suo tragitto specifico, per questo ognuna ha la sua scritta e il suo colore di riconoscimento e se poi hai qualche dubbio puoi sempre domandare al cobrador, colui che raccoglie i soldi del pasaje e “canta” le fermate.

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Un’altra scoperta è stata conoscere il mondo Avelino Casares, un mercato in cui puoi trovare davvero quasi qualsiasi genere di prodotto e dove puoi scegliere le tue caseras di fiducia per aver un prezzo più barato: alcune con dei veri e propri banchetti e altre sono semplicemente sedute sul marciapiede. Pensavo di sapere come è fatto un mercato, ma forse solo da quando sto in Perù posso dire di averne visti di veri.

La cachina

Ci sono state tante altre scoperte, ma a dir la verità la più grande è stata riscoprirmi come persona.  Sento che questa esperienza mi ha un po’ trasformata, non solo a livello superficiale visto che sono partita castana e sto per diventare bionda, ma soprattutto sono cambiata da dentro: finalmente mi sento più leggera, senza più bisogno di maschere per credermi forte e incrollabile.Sono partita con la voglia di mettermi in gioco e di vivere un’esperienza del tutto fuori dal comune, ma le mie aspettative si sono rilevate comunque al di sotto della realtà: mi sono arricchita come persona più di quanto potessi credere, sono cambiata più di quanto potessi immaginare e tutti i miei sensi hanno assorbito più di quanto avessi mai fatto in tutta la mia vita.

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