Quando arrivi in una terra che non conosci, hai come l’impressione che le tue certezze vacillino, i tuoi valori si relativizzino, la tua percezione del mondo – in una parola – cambi radicalmente. E’ questa la sensazione che ho provato una volta atterrata a Lima, una sorta di giungla urbana dove niente sembra funzionare, ma dove tutto straordinariamente funziona; dove gli infiniti contrasti tra ricchezza e povertà sono all’ordine del giorno; dove il caos di luci, di voci, di colori, odori e rumori la fa da padrona; dove storie di profonda tristezza ed eccezionale riscatto si sovrappongono e le vite di circa dieci milioni di persone – freneticamente – si intrecciano.
E’ nell’indole di chi ha una certa sensibilità porsi continue domande davanti ad una realtà nuova, tanto affascinante quanto complessa, che non conosce ma che soprattutto fa fatica a comprendere. Colpa della nostra visione “eurocentrica”? Per alcuni versi, sicuramente. Per altri forse si dovrebbe solo accettare che certi interrogativi sono destinati a rimanere insoluti. Ma Lima stessa, all’osservatore più attento, suggerisce una risposta: dove non arrivano i mezzi e la tecnologia, ecco che il volto umano e la forza di volontà di questa galassia in continuo e vorticoso movimento emerge, si fa sentire, compensa e prevale. La scuola “San José Obrero” di Villa Maria dove andrò a prestare il mio servizio non è altro che uno straordinario esempio di ciò: su un cerro desertico, in mezzo a polvere e baracche senza acqua corrente né elettricità, è nata una speranza, un’ àncora per il futuro di tanti bambini e delle loro famiglie. Quello che in “Occidente” sarebbe visto come qualcosa di inaccettabile – il lavoro minorile – qui costituisce una realtà in molti casi imprescindibile e i “talleres” a cui i bambini partecipano diventano lo strumento educativo per eccellenza per prepararli ad affrontare il lavoro.
In questo mondo così lontano e diverso dal nostro mi sembra comunque di essere in una grande famiglia: basta prendere una “combi” ( i fantozziani minibus coloratissimi che sfrecciano a tutta velocità per le affollatissime vie della città) o semplicemente passeggiare per strada per sentirsi offrire aiuto, per essere messi in guardia dal pericolo (si nota proprio che siamo “gringos” ), per vedersi consigliare posti da visitare, per ricevere – perché no – una benedizione di buon mattino da perfetti sconosciuti.
Lima è questa e molto altro, ma l’ansia e la curiosità della scoperta dovranno fare i conti con tutto il tempo che sarà necessario per cercare di capire e imparare ad apprezzare questa terra che da circa un mese e per un anno ancora sarà la mia casa.
Chiudo con questa frase di Luis Sepulveda che in poche righe racchiude il senso della mia permanenza in Perù. Alla prossima puntata!
“Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso”.