Soñando por el cambio!

Sono qui in Ecuador da poco più di quattro mesi, in passato sono stata in altri paesi lavorando in realtà difficili, con persone sieropositive in Tanzania, rifugiati politici in Etiopia o pescatori nomadi in Vietnam, ma qui é tutto diverso. Lavoro in un centro diurno che accoglie bambini provenienti dalle fasce più deboli della società, bambini poveri, vittime di abusi o dell’indifferenza dei propri familiari; lo scopo del centro é la prevenzione, lavorare con le famiglie affinché diano una possibilità ai propri figli, affinché si prendano cura di loro e non li ignorino lasciandoli a se stessi. Il centro cerca di aiutare questi ragazzi offrendogli un’opportunità per studiare e divertirsi, é un luogo d’incontro che diventa occasione per acquisire un’identità, un’alternativa a una grave situazione di violenza familiare e sociale. Ci sono poi ragazzi che una famiglia non la ricordano neanche più, ormai parte della vita di strada, si costruiscono una famiglia alternativa con regole proprie, consumano marijuana o sniffano colla per trascorrere un’altra notte senza sentire nulla, né la fame né il freddo, senza pensare a nulla. Questi ragazzi raccontano storie diverse ma tutte segnate dagli stessi problemi, spesso hanno il volto segnato, il loro sguardo sembra essersi rassegnato a questa vita, non trovano una via di uscita ma aiutarli é complicato; parlando con loro, vedendoli ogni giorno non posso fare a meno di chiedermi perché sia così difficile convincerli ad accettare un aiuto, ma hanno tra loro legami forti difficile da spezzare. A volte ho pensato che bastasse solo parlare ma, per quanto sia difficile da comprendere, convincerli a venire al centro è difficile; costruiscono quella famiglia che gli é stata negata e, anche se per strada, tra loro si sentono protetti e al sicuro. Spesso non posso fare a meno di pensare che sia tutto vano, inutile perché nonostante tutto loro sono ancora lì, per la strada. Sono molti i giorni difficili e i risultati non si vedono ma, nonostante tutto, mi ritrovo sempre a pensare che sono solo bambini che hanno il diritto di essere amati, di giocare, di scherzare, di ridere e che quello che sto facendo é solo una goccia nell’oceano ma l’oceano é comunque pieno di gocce.

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