Forse dovrei scrivere del miscuglio di emozioni che ho provato nel prendere l’aereo che mi ha portato in Perù, forse dovrei esprimere le sensazioni che ho vissuto nell’arrivare in un nuovo paese, nell’immergermi in un nuovo stile di vita, in una nuova cultura. Forse dovrei scrivere sul significato di guardare le persone con occhi nuovi e provare a non giudicare le loro abitudini. Forse dovrei descrivere gli odori e i colori che mi hanno circondato non appena ho varcato i confini di questo luogo ricco di storia, ma in questo momento non ce la faccio.
Riesco solo a pensare al viaggio, a questa parola che nasconde immensi significati e che non rappresenta solo il lasciare momentaneamente il proprio paese, la città in cui si vive, gli amici, il lavoro, i propri affetti, la routine quotidiana, gli aperitivi e le chiacchere. Alla base del viaggio c’è ben altro, c’è un vortice incomprensibile che ti porta sempre a pensare di voler cercare sé stessi altrove, di volersi mettere alla prova e capire il proprio io interiore tramite esperienze estreme o semplicemente lontane. Dietro il viaggio c’è un intero mondo nascosto che si basa sulla ricerca della propria identità, sull’esplorazione del mondo…per aiutare gli altri, ma alla fine è meglio dire per aiutarsi a capire il proprio percorso di vita ed arricchirsi di tutto ciò che vedi, scopri, cerchi e incontri.
È buffo pensare come il viaggio ti stacca fisicamente dalle tue radici, ma, allo stesso tempo, ti lega ancor di più a quel tuo lontano paese d’origine. Anche se cerchi in qualsiasi modo di nasconderti, di mescolarti alle persone del luogo, di imparare perfettamente a parlare peruviano, di comprendere le tradizioni più antiche; questo fantastico paese (senza ironia) e i loro abitanti non si dimenticheranno mai di ricordarti (con la semplice parola “gringo”) la tua pelle bianca e , un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, ritornare alla realtà e capire di essere straniero in un paese non tuo….