Hermosillo, Sonora…tutto tace, tutto dorme, spesso qualcuno viene fatto fuori in una sparatoria ma niente a che vedere con quello che accade a Chiuahua o Sinaloa, due stati confinanti, qui è tutto molto molto tranquillo…per lo meno in superficie.
Anche qui come in tutto il mondo la gente fa uso di sostanze naturali o di sintesi, capaci di modificare l’umore, la percezione e l’attività mentale, meglio conosciute come droghe.
Te ne parlano i bambini nel centro educativo, lo si vede per le strade la marijuana o “mota” qui gira ovunque e viene fumata più del tabacco (credo), vicino a lei volano fiumi di birra “Tecate” e di un distillato tipico chiamato “bacanora”, fino a qui tutto bene, la gente ha sempre cercato sistemi per alterare la percezione della realtà, per diletto o per dimenticarsi delle difficoltà alla quale è costretta.
Dopo questa dovuta premessa arriva il mio grande dubbio, vivo a due ore dalla frontiera, ho già imparato a discernere gli aerei dei narcos che volano bassi per non essere intercettati, tutti i giorni una quantità indefinibile di droga passa di qui per arrivare negli Stati Uniti eppure tutto tace.
Certo non mi aspetto che i narcos passino per la strada stile sfilata carnevalesca ma un po’ più di “rumore” me lo aspettavo.
Da quando sono arrivato questa domanda mi perseguita, cosi chiedendo in giro sono riuscito a ricevere molte più risposte di quanto potessi immaginare e tutte convergono ad un unico centro, un unico nome: EL CHAPO GUZMAN.
La lava scorre velocemente incandescente nel sottosuolo, ma nessuno la vede, nessuno osa investigare da dove viene e dove va, nessuno vole BRUCIARSI portandola alla luce, eppure tutti ne sanno l’esistenza.
Come la lava la droga corre veloce nel territorio sonorense, gli indios del golfo la fanno passare senza che vi si intrometta la polizia, la polizia riceve la percentuale e per quanto riguarda i narcos c’è EL CHAPO!
In questi giorni è uscita la notizia in tutti i giornali del mondo “Arrestato il più grande narcotrafficante del mondo EL CHAPO GUZMAN”
Rai News titola: “Messico, catturato El Chapo Guzman, il boss del narcotraffico che spaventava gli Usa”
Mai visto titolo più azzeccato, spaventava gli USA, fin a poco prima di leggere gli articoli sulla sua cattura e la sua vita la mia immagine de El Chapo Guzman costruita sulle parole della gente e sulle canzoni a lui dedicate era ben diversa da come me lo presentano ora i giornali, però già si sa che i giornali parlano sotto mandato dei potenti e i giornalisti loro servi di menzogna, sono abili mistificatori della realtà, quindi rimango fedele alla mia immagine de El Chapo che è un po’ come l’immagine che tutti i messicani hanno di lui, addirittura la gente qui dice che non sia stato in realtà catturato ma che tutta questa messa in scena sia montata ad arte per dare un seguito alla visita di Obama avvenuta qualche settimana fa qui in Messico.
Quindi condivido con voi in questo articolo l’immagine romantica e ormai dimenticata nella vecchia Europa del criminale gentiluomo, donnaiolo, amico dei poveri perché povero di origine e galantuomo.
L’immagine che tutti qui hanno de El Chapo è di un uomo uscito dalla miseria, nato da una famiglia umile di Sinaloa, costretto a lottare fin da piccolo contro la fame contro le ingiustizie di un governo avverso che appoggia i gringos, che non ama il suo popolo, allora ecco che El Chapo diventa ogni ragazzino della calle senza un presente, ogni adolescente senza un passato e ogni adulto senza un futuro.
“Vita dura quella de El Chapo”, mi racconta il signore che vende tortillas, “lui c’è riuscito, gli è costata molta fatica, molte volte quasi la vita pero lui c’è riuscito a farsi valere, è il capo di tutto e tutti ed Hermosillo è così tranquilla grazie a lui”, in quel momento arriva un ragazzotto poco più che ventenne con un super SUV dai finestrini oscurati, sembra più un camion che un fuoristrada, tutto pompato, il SUV e pure il ragazzo, non spegne l’ auto, compra le tortillas lasciando acceso lo stereo, dall’interno escono musiche di narcos e delle loro avventure i meglio conosciuti narco corridos, il ragazzo indossa occhiali neri e si atteggia da gangster, dopo aver pagato se ne va senza aprir bocca. Il signore delle tortillas segue raccontandomi che ce ne sono un sacco senza lavoro, senza passato, presente e futuro che prendono una pistola e si uniscono ai narcos, “tanto lo stato non ti da niente e poi comunque la droga se la bevono tutta i gringos, che almeno un po’ di schifo glielo portiamo là anzichè beccarci tutti i loro rifiuti noi qui.”
Purtroppo il mio amico delle tortillas non ha torto, i mercati sono pieni di rifiuti americani risistemati e rivenduti, mentre le fabbriche dei grandi colossi americani lavorano qui per manodopera a buon prezzo e per risparmiare nello smaltimento dei rifiuti.
Una mia amica messicana mi racconta invece un altro aneddoto de El Chapo, lei originaria di Sinaloa afferma di avere uno zio che l’ha conosciuto di persona El Chapo, e che a Sinaloa prima che scoppiasse la guerra tra i cartelli si stava bene, sotto El Chapo i poveri stavano meglio e lui si preoccupava di non fargli mancare nulla.
El Chapo quando entrava in un ristorante con la sua scorta di 300 uomini (come Leonida di Sparta) sequestrava tutti i telefoni, lasciava mangiare la gente in pace, anzi li esortava ad abbuffarsi e dopo aver mangiato restituiva i telefoni pagando il conto per tutti.
Altro capitolo interessante riguarda El Chapo e le donne, a quanto pare è un amante assai valente tutte le migliori donne lo vogliono o lo hanno avuto ma ovviamente il suo cuore è solo per una, nonostante i numerosi intrighi e passioni.
Vedendo come ne parla la gente e come luccicano i loro occhi quando dicono “impossibile non è El Chapo quello che hanno arrestato”, mi immagino un Chapo stile Robin Hood che ruba ai ricchi per dare ai poveri, odiato dai potenti ma amato dagli impotenti, quasi una via di riscatto, un sogno, una speranza, un’utopia per chi si vede attanagliato in una realtà che soffoca e che non vede via d’uscita.
Nel frattempo nelle piazze la gente organizza manifestazioni al grido “ Viva el Chapo” e seguono affermando “Joaquin Guzman ci dava lavoro, non come voi politici corrotti!”
Ora la stampa internazionale continuerà a diffamarlo e a dipingerlo come “l’Osama Bin Laden del 2014″, colui che ha causato la morte di migliaia di persone, colui che ha rubato i sogni ovattati dei bambini statunitensi tra una notizia e l’altra, ma io me lo porto dentro con un’immagine tutta mia di ladro gentiluomo, che nonostante tutto trasmette più valori di qualunque presidente contemporaneo venduto alle banche, dai sorrisi facili e dalle tasche profonde che dalla gente della strada non può che essere visto come colui che in realtà ruba.