Il mio Sve a forma d’ovale

La vita è come una palla da rugby, non puoi mai sapere come sarà il suo prossimo rimbalzo” F. Pagano.

Lo SVE è un’esperienza a trecentosessanta gradi, è fatta di ambiti professionali e professionalizzanti dove molto si cerca di imparare e dove bisogna essere pronti a cogliere il momento giusto per poter lasciare anche la propria impronta; è un’occasione per imparare o rinforzare una lingua straniera e non solo, entrare dentro a questa lingua con i suoi modismi e particolarità propri del Paese e divertirsi a dimenarsi tra slang, dialetti, arcaicità, albures e modi di dire spesso curiosi.

Ma lo SVE è anche, soprattutto, socializzare. Come buttarsi da un trampolino, immergersi anima e corpo dentro una cultura per poterne apprezzare tutte le sfumature che la rendono così diversa dalla tua.
Però, proprio come un salto da un trampolino, non sempre è così semplice perché i fattori in ballo sono tanti e il tuo ruolo in quella nuova patria può più o meno favorirti nel conoscere persone e nell’ intessere relazioni che si rivelino stabili, dalle quali poter attivare quel fantastico processo di scambio e condivisione di sé che è il vero tesoro di un incontro fra culture diverse.

Vivendo in un seminario le mie possibilità di fare conoscenza si limitavano al lavoro, dove, però, persone squisite ma già sposate o con una vita sufficientemente impegnata, non potevano essere quel trampolino per approfondire le mie conoscenze.
Lo SVE è un’esperienza a trecentosessanta gradi ma non è che te la servano già pronta, devi darti da fare, tirarti su le maniche e lavorare su te stesso, con te stesso, per poterti regalare l’ opportunità di godere tutto questo angolo giro di volontariato!

Così pensai allo sport, perché no?! Infondo ho sempre creduto negli sport di squadra come ottimo mezzo aggregativo e formativo e perché non provarci anche qui, dove gli sport più diffusi sono il calcio, il football americano ed il baseball. Gli ultimi due li conosco solo vagamente quindi pensai che come portaborracce non avrei avuto molte opportunità di socializzazione… col calcio avrei avuto qualche possibilità ma non mi è mai piaciuto l’ambiente:  assurdamente violento sugli spalti e con metrosexual-finti maci in campo.

Quindi azzardai: RUGBY
Chiedo un po’ in giro ma nessuno sapeva nemmeno cosa fosse o come si praticasse, addirittura un ragazzo mi disse: ”ah sì, quel gioco del cubo colorato vero?!”. No, quello è Rubik..

Non mi rimane che l’ultima speranza, scrivo -un po’ disilluso- su google: Rugby Aguascalientes ed ecco che mi appare una pagina facebook: Cerberus Rugby Ags.

WoW!!

Dopo un breve scambio di mails scopro che si allenano a mezz’ ora a piedi dal seminario -il che mi permette di andarci- così il martedì successivo avrei iniziato ad allenarmi!
Dopo cinque anni circa dall’ ultima partita nel Settimo Rugby Torino, quella passione che sempre mi era rimasta nel cuore e cui dovetti rinunciare per lavoro, studio e problemi vari, può ritornare a pestare le gambe su un terreno da gioco. E questo grazie al Messico.

Così inizio, il rugby in Messico è davvero agli inizi e il nostro campo di allenamento è un parco come se fosse una miniatura del Valentino di Torino dove a metà allenamento si accendono random gli annaffiatori, le attrezzature sono poche (qualche conetto, palloni e a volte un sacco da boxe) ma lo spirito c’è, è quello. Una famiglia.
Parecchi ragazzi intorno alla ventina, qualche mio coetaneo e qualcuno più grande già coi trenta sulle spalle, mi accolgono come meglio non avrei potuto immaginare. La curiosità è moltissima da ambo le parti e tra una corsa e l’altra, un placcaggio e un passaggio tutti si fanno avanti e i discorsi si srotolano senza freno!

Così è incominciata la mia avventura coi Cerberus Rugby Aguascalientes e con loro il mio salto da quel trampolino che tanto aspettavo; ho conosciuto persone fantastiche che sono diventati come miei fratelli perché non può essere altrimenti, perché quando sei in una ruck sotto cinque energumeni avversari sei più che certo che alle tue spalle c’è un’intera famiglia che sta correndo per tirarti fuori, perché si vince e si soffre insieme sempre, perché il rugby non è solo uno sport ma uno stile di vita e quell’ atmosfera è sempre presente: nei terzi tempi dopo le partite, nelle uscite la sera il fine settimana, nei viaggi in pullman o in macchina ridendo piegati in due o parlando di argomenti più che seri, nelle birre che non possono mai mancare, nella disponibilità a cercarti lavoro o ad offrirti casa perché rimanga lì, con loro.
Questo impegno è stato un sacrificio per certi versi, senza macchina e kilometri a piedi percorsi di sera, con la cena da preparare alle undici e mezza di notte, i soldi da investire per pagare l’affito del campo, i terzi tempi e le trasferta…ma è nulla in confronto a tutto quello che ho ricevuto in cambio.

Il rugby mi ha fatto definitivamente svoltare e, come i miei compagni del Settimo Rugby, porterò con me questa famiglia per tutta la vita.

Se è vero che la vita assomiglia proprio a quell’ ovale ed ogni rimbalzo è un incognita su dove possa andare a finire, posso dire che questa volta, con questo SVE, con questo Messico e con questa squadra, il pallone l’ho afferrato io e ho corso con tutto me stesso con quella palla stretta tra le mani e con quanta soddisfazione l’ho schiacciata, lì, in mezzo ai pali.

cerberus1

P.S. Beh, un accenno ai risultati sportivi mi sembra doveroso farlo almeno per dovere di cronaca: siamo arrivati terzi in campionato e tra i migliori otto del Messico di seconda divisione accedendo alle finali nazionali. Il nostro cammino è finito alle semifinali dove abbiamo perso perché arrivati in ritardo a Guadalajara, sembra incredibile, ma è così. Forse in Italia sarebbe stato uno scandalo ma qui è stata presa molto con filosofia, abbiamo giocato lo stesso un’amichevole contro la squadra che ci aspettava e ora proseguiamo allenandoci senza troppi rimorsi.
E infondo sorrido quando ci penso perché è anche questo il Mio Messico, e mi piace.rugby

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Informazioni su Fabio Cuscunà

Nasco a Chivasso (TO) nel 1987 e, dopo asilo, elementari, medie e superiori mi laureo in scienze della comunicazione a Torino! Inizio a lavorare nell'educazione a 17 anni e da lì la passione per questo mondo non ha fatto che crescere: mi sono occupato di centri estivi, servizi parascolastici, sostegno scolastico e formazione di educatori. Nel 2009, ventunenne e sbarbatello, provo a tuffarmi in politica nel mio paesino di residenza per provare a mettermi davvero in prima linea a cambiare le cose e...puff!! Divento consigliere con deleghe alle politiche giovanili! Qui fondo un centro giovanile comunale, promuovo e stimolo attività di aggregazione giovanile e di cittadinanza attiva. Lascio l'incarico a settembre 2013 per partire con lo SVE in Messico! Credo nell'umiltà come attitudine per affrontare ogni momento, nei sorrisi incondizionati e nel mettersi sempre in gioco, perchè non è vero che è bello solo quando dura poco, è solo un po' più difficile...ma è meraviglioso!!! :-D

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