Sono le sette e trenta del mattino e naturalmente piove. Lasciamo la danzante e colorata Puno su una Combi sgangherata e dopo circa un’ora di viaggio, paesaggio bellissimo ma guida pessima, ci troviamo davanti un paesaggio assai differente: caos e strade completamente allagate, sembra di essere tornati indietro nel tempo! Quando arriviamo davanti alla scuola il mio primo pensiero e’ “dovro’ comprarmi una canoa per venire a lavoro?”.
Superato il mini lago entriamo nell’Istituto Colibri e veniamo accolte da Liset, una ragazza di Arequipa che lavora li da circa sette anni che e’ molto felice di “avere rinforzi”. Facciamo un breve tour della scuola, tutta verde, come il bus che ci ha portato sin li: il comedor, ossia la mensa scolastica ha per terra cinque cm di acqua perche’ la finestra ha il vetro rotto e dispone di un’ampia cucina dove le mamite preparano succulenti pranzetti per i loro bimbi (una volta al mese tocchera’ anche a noi dilettarci ai fornelli) e una sala da pranzo, le aule hanno i banchi vintage molto colorati e il parquet semi distrutto, ma che ancora resiste, sembra rappresentare la lucha dei ragazzi che ogni giorno tentano di costruirsi un futuro migliore.
Al terzo piano, tra un piccione e un altro, dal buco della serratura vediamo il taller tessile, riesco ad intravedere le macchine da cucire e dei pezzi di stoffa, naturalmente di colore verde e giallo, i colori delle loro divise… quel piccolo scorcio mi fa venire in mente un milione di idee!
Quando torniamo nel soleggiato cortile ci sono tredici ragazzetti con le loro madri (non e’ presente nessun padre, sono poco presenti nella vita scolastica dei loro figli mi riferisce il referente). Questi giovanotti, grazie alla collaborazione di Ifejant e ad un piccolo contributo da parte delle loro famiglie, avranno la possibilita’ di trascorrere un anno a Lima e di imparare un mestiere. Los chicos sono eccitati, le madri emozionate e orgogliose. Uno studente di circa tredici anni, con l’animo da piccolo leader, che ha vissuto la stessa esperienza l’anno passato, da’ alcune dritte alle famiglie e ha, addirittura, preparato e stampato del materiale informativo riguardo l’occorrenta da portare per questo lungo viaggio. E’ alto un metro e trenta ma e’ un grande, grandissimo.
La partenza e’ prevista per meta’ mese. I ragazzi si appartano un po’ tra loro e guardando i loro sorrisi non e’ difficile immaginare i loro discorsi, e mentre le madri si accordano riguardo al menu’ per la despedida anche la struttura appare diversa: con un po’ d’impegno da parte di tutti, potra’ diventare bellissima.