LA VOLONTARIA CHE SUSSURAVA AI CAVALLI

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Eccomi arrivare a Socabaya, un distretto di Arequipa allontanandomi un po’ dal traffico e smog cittadino mi ritrovo in mezzo a campi coltivati, montagnette che sembrano fatte di sassi paesini immersi nel verde e finalmente posso respirare un po’ d’aria pulita. Sotto il sole cocente di Socabaya inizia la mia avventura come equino terapeuta.
Quando ho scoperto che alcuni bambini delle scuole dove saremo andati a dare il nostro supporto andavano a fare ippoterapia ho chiesto la possibilità di poter andare a vedere perché da sempre sono stata affascinata dalla terapia con gli animali.

Così arrivo al club ippico Los Criollos entro per un grande cancello e intorno a me ci sono solo picaderos (recinti dove i cavalli corrono) e verde.
Mi addentro per una stradina fatta di terra e intorno vedo persone a cavallo che saltano ostacoli, arrivo alla fine e qui trovo un gazebo fatto di legno con il nome dell’associazione APHIPAC, associazione che è per metà peruviana e per metà francese, conosco Laura che è una ragazza francese che vive da due anni in Arequipa e che lavora nell’associazione come terapeuta. Avendo molto bisogno di sostegno mi rendono subito partecipe del lavoro e mi danno una maglietta grigia e un cappello azzurro con il simbolo dell’associazione. Indossata la mia divisa mi sentivo troppo felice, mi sono sempre piaciute le divise perché mi fanno sentire parte di qualcosa. Inizio ad aiutare, mi spiegano velocemente come far si che i bambini si mantengano a cavallo e comincio a seguire le prime terapie, ricordo che ero affascinata nel vedere le diverse tecniche, che aiutano il paziente a migliorare il linguaggio, la memoria e la motricità.

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Una delle cose che mi ha più sorpreso è vedere come bambini che prima di salire a cavallo sembrano dei piccoli diavoletti, non si fermano un attimo, fanno i capricci oppure non ascoltano e non obbediscono, una volta che montano a cavallo si trasformano diventano più tranquilli, ascoltano e sono collaborativi. Ho visto fare molti progressi a questi bambini che di volta in volta imparano sempre più cose e migliorano alcune loro problematiche.

I cavalli che vengono impiegati nelle terapie sono tre e si chiamano Chocolate, Princesa e Perla. Chocolate di colore caffè con una macchia bianca lunga tutta la faccia, che è il più tranquillo e dolce, Princesa anche lei di colore caffè con una piccola macchiolina bianca sulla fronte che è sempre molto stanca e si addormenta durante le attese e Perla di colore beige che è la più alta dei tre ed è anche la più paurosa, si spaventa per qualsiasi rumore e per qualsiasi gioco che non conosce bene. Tutti e tre però con i bambini sono dolci e mansueti.

Io in realtà non li ho mai capiti molto i cavalli, così grandi che si spaventano per tutto, quando li chiami non si girano, sembrano persi in un loro mondo, eppure in questi mesi a poco a poco ho cominciato a conoscerli di più e a sapere molte più cose rispetto a questi animaloni che stanno sempre in piedi. Ad esempio ho scoperto che il cavallo ha una temperatura corporea elevata e che i suoi movimenti lenti e ondulatori ricordano al paziente la sensazione che si ha nell’utero materno, per questo riesce a rilassare anche quei bambini con forti ecolalie e stereotipie. Il cavallo non può vedere dietro di se, per questo se gli si cammina troppo vicino passandogli dietro si rischia una scalciata,perché sente che c’è qualcosa dietro di se ma non sa cosa e si spaventa, le sue orecchie ci aiutano a capire se sta tranquillo oppure no, quando le tira indietro qualcosa lo impaurisce o lo preoccupa. In realtà sono dei gran giocherelloni e con il loro musone si avvicinano alle cose e alle persone per interagire e giocare, inoltre soffrono il solletico e gli piacciono le coccole.

La terapia prevede tre fasi, una fase iniziale dove il bambino pulisce il suo cavallo, questo sia per farlo entrare in contatto con i cavallo sia per lavorare sulla sua motricità. Nella seconda fase si monta sul cavallo e qui iniziano le varie attività terapeutiche che vedono la psicomotricità, la terapia del linguaggio, l’apprendimento di lettere, numeri, direzioni, parti del corpo. Nella terza fase il bambino scende dal cavallo e gli da il suo premio, una bella zanahoria (carota), che il cavallo si mangia con molto gusto.
Collaborando con l’associazione ho imparato che esiste una differenza tra ippoterapia, equinoterapia e equitazione adattata, la prima è indicata per quelle persone che non possono muoversi o non controllano bene il loro corpo, la terapia si basa principalmente sul contatto con il cavallo, a volte non si usa la sella per far si che il paziente possa sentire il calore e il pelo dell’animale. La seconda è indicata per quei bambini/adulti che possono condurre l’animale o stare seduti senza bisogno di molto aiuto e in questa si può lavorare sugli apprendimenti, sulla psicomotricità, sulla terapia del linguaggio. L’ultima è per quei pazienti che mancano di sicurezza in se stessi o hanno problemi di iperattività, in questa terapia apprendono a condurre il cavallo, a fare percorsi e ad occuparsi dell’animale come dei veri e propri fantini.
Durante questi mesi ho continuato a collaborare con l’associazione e ho avuto la fortuna di poter condurre anch’io alcune sedute di terapia, la prima volta mi sono sentita un po’ impacciata, ma poi ho preso più confidenza e ho ricevuto anche qualche complimento, cosa che mi ha fatto molto piacere.
Inoltre nonostante la mia grande paura di montare a cavallo, l’ho fatto anch’io perché mi hanno detto mi avrebbe aiutato a capire meglio la terapia. In effetti mi è stato di aiuto anche se continuo ad essere spaventata sono andata varie volte sola al passo e un po’ devo ammettere la cosa mi è piaciuta.

 

1451999_777055202310625_811958799_nCredo che questi animali abbiano veramente qualcosa di magico e terapeutico, perché in giornate in cui arrivo al club triste o arrabbiata riescono a farmi cambiare di umore e torno a casa sempre rilassata e più felice, forse anche perché mi accorgo di volta in volta quanto questo tipo di terapia mi piaccia e quanto lavorare all’aria aperta sia una cosa che vorrei nella vita.

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