Eccomi qua a scrivere sul mio computer, alla fine di un particolare week end. Le cose sono veramente molte quindi credo che bisogni andare per ordine.
Innanzitutto, questa domenica che sta giungendo al termine, si festeggiava il centenario del nostro distretto, Dibaya. Fino a qui tutto normale. Queste feste comportano anche qui come in Italia la presenza di autorità religiose e politiche. Noi avremo dovuto ospitare nella casa comunitaria in cui viviamo niente popò di meno che il Governatore della nostra regione, il Kasai Occidentale. Diciamocelo, un governatore non è poi tutto questo pezzo di importanza politica. Almeno, questo era quello che pensavamo noi poveri illusi! Quello che da mercoledì è successo in questa casa è del tutto anomalo.
Da mercoledì e successivamente quasi ogni giorno fino a sabato viene a farci visita un incaricato dell’”ufficio protocollo” per stabilire i tempi e i modi in cui dobbiamo ospitare il governatore. Le sue proposte erano diciamo, particolari. Voleva portarsi dietro una troupe di cuochi perché sia mai che noi volessimo avvelenare sua maestà! Sempre lui controlla la nostra umile dimora e chiede se il governatore potrà ricevere qui le altre autorità che saranno presenti. Gli viene risposto di no sia sui cuochi che sui ricevimenti.
Eccoci arrivati a sabato, giorno in cui arriva il nostro Governatore. Tutta Tshimbulu si riempie di gente, di militari, di macchine e moto. Si vedono pure degli striscioni appesi agli alberi con su delle scritte in Tshiluba, questo dialetto locale così difficile da imparare. In mattinata veniamo informati che tutte le autorità sarebbero arrivati nel pomeriggio. Dopo la riunione con i ragazzi del CASC andiamo al campo di calcio di Tshimbulu dove si tiene l’ultima partita del campionato. Arrivati, ci troviamo di fronte uno spettacolo particolare. Tutto il campo di calcio circondato da persone che fungevano sia da tifosi che da righe di delimitazione del campo.
La partita finisce 0 a 0 ma non c’è il tempo di salutare i giocatori che da lontano si sentono suona di serene e musica sparata a tutto volume. Sta arrivando il governatore!! Ecco allora tutti correre verso la strada per vedere questo carosello passare. Noi, non essendo stati troppo svelti a prendere un posto decidiamo di andare alla chiesa di “Notre Dame” dove sempre in onore del governatore ci sarebbe dovuto essere un concerto accompagnato a dei balli tradizionali. Aspettiamo fino all’imbrunire ma non parte nulla e decidiamo allora di rincasare.
Potrei definire carina la scena che ci si presenta all’arrivo a casa. Jeep ovunque e altrettanti militari armati di mitragliatore in difesa della nostra dimora. Ovviamente noi passiamo senza problemi sia per il colore della pelle ma soprattutto perché casa nostra! Entriamo tutti impolverati e via a fare cena! Fortunatamente il governatore non mangerà con noi ma andrà al banchetto organizzato nei locali del CASC. Tutta la serata procede bene, forse l’unica stonatura è il via vai continuo di persone che attraversano la casa mentre ceniamo (a nulla è valso il tentativo di chiudere la porta a chiave perché facessero il giro). Prima di andare a dormire conosciamo la guardia del corpo / assaggiatore del nostro ospite. Ovviamente in quanto guardia del corpo doveva passare la notte non dentro la stanza del governatore, bensì in casa (sia mai che in un atto di delirio lo avessimo voluto rapire!),ma gli viene detto che la guardia la può fare benissimo fuori casa.
Finalmente nel letto. Certo, se i militari fuori dalla mia finestra avessero evitato di ridere e parlare per tutta la notte avrei dormito meglio, ma cosa volete, è il protocollo.
H 02:00 di notte. Mi alzo per andare in bagno. E chi mi trovo sdraiato davanti alla mia porta? La povera guardia del corpo! Per poco non prendo un infarto.
Domenica. Tranquillamente uno si alza mezzo addormentata e và in cucina alquanto scapestrato non sapendo cosa lo attende: solo un paio di ministri regionali e altre figure politiche in salotto. Tutto nella norma quindi!
Il nostro programma è molto semplice: andiamo alla messa di Dibaya, finita la messa scappiamo e torniamo indenni a casa dove parteciperemo poi all’inaugurazione del nuovo padiglione di pediatria. Partiti, carichiamo sulla macchina un po’ di gente per strada e arriviamo a destinazione. Il panorama lungo la strada è veramente stupendo e diverso da quello che sono stato abituato a vedere. Savana, colline, strada disastrata.
Comunque, arrivati ci presentiamo al monsignor Arcivescovo e prendiamo posto nella tribuna d’onore in prima fila! Siamo considerati dei VIP qui. Dopo un po’ di attesa (la messa doveva iniziare per le 10 ma inizia alle 11, siamo quindi in perfetto orario) arriva il governatore con il nostro amico, la guardia del corpo. La messa si svolge nella più totale tranquillità con un servizio di sicurezza niente male, un paio di militari armati che ci scrutavano. Finita la messa torniamo a casa, mangiamo e una volta tornate tutte le autorità a casa nostra, mi intrufolo al loro pranzo per scattare un paio di foto. I più simpatici sono i militari, si lasciano tutti fotografare e fanno mille domande.
Finito il pranzo ecco che ci dirigiamo tutti all’inaugurazione del nuovo padiglione! Taglio del fiocco, doccia di birra sulla soglia e di acqua santa nelle stanze da parte dell’arcivescovo per la benedizione.
Finita l’inaugurazione ecco che arriva una chiamata: “c’è da andare a recuperare una bambina con anemia molto grave in un villaggio vicino”. Si prende la macchina e via come dei fulmini a recuperare questa bimba. Appena arrivati ci accorgiamo subito che è grave e che necessita al più presto di una trasfusione. Torniamo in fretta e furia in ospedale e arrivati via in sala d’emergenza. Dopo vari tentativi di inserire la canula gli infermieri riescono a prendere la vena e si possono iniziare tutte le terapia. Sapremo poi in seguito che la bambina era malata da martedì.
Ecco il nostro week end. Giorni pieni di contraddizioni: dalla povertà dei bambini del centro nutrizionale ai soldi investiti nell’accoglienza di un personaggio politico (10.000 dollari spesi in vettovaglie per i pasti). È anche questo il Congo.