Non è Carchi se non cammini

Mariscal Sucre - CarchiMentre torno da Maldonado, vedo fuori dal finestrino della camionetta della Cooperazione spagnola le nuvole basse su una vallata colorate di rosa per il giorno che sta per finire, come sta per finire questa settimana nel Carchi, la regione ecuatoriana al confine con la Colombia. I primi 3 giorni faccio il giro dei collegi con cui collabora il Serpaj-e e vedo tanti piccoli paesi con le scuole immerse nella natura típica della zona, ossia colline terrazzate, coltivate a patate.

I paesi sono San Gabriel, Tulcan, capoluogo del Carchi, Mariscal-Sucre, Ingueza, San Isidro e altri. Per gli spostamenti passo tanto tempo in bus o sul retro di qualche camionetta sgangherata, ma devo anche camminare molto per raggiungere i posti piu’ isolati: come dice Yesse, la mia compañera del Serpaj-e:- “non e’ Carchi se non cammini” – almeno cosi’ posso osservare meglio persone e paesaggi. I maestri che incontriamo fanno i conti con problemi economici (carenza di materiali), sociali (difficile relazione con ragazzi “difficili”) ma anche di carattere político: visto che le scuole piccole, per ordinanza del governo, verranno chiuse costringendo i bambini dei paesi piu’ piccoli a spostarsi di molti chilometri per raggiungere le scuole piu’ grandi che sopravviveranno.

Selva - MaldonadoParamo - vulcano Chile

 

 

 

 

Un altro viaggio inizia giovedi’ quando Rene’, il compañero di Solidaridad della Cooperazione Spagnola, partner in questo progetto nel Carchi (di cui il Serpaj-e segue la parte educativa), ci guida sopra il paramo (cima) del Vulcano Chile (ca. 5000 metri e 5 gradi) con un paesaggio lunare con piante mai viste. Scendiamo verso Maldonado e la vegetazione cambia completamente con 30 gradi e selva simil-amazzonica: due microclimi ad appena 30 km di distanza. Maldonado e’ al confine con la Colombia, separata appena da un torrente, tanto che spesso non si sa dove finisce l’Ecuador e inizia la Colombia: e’ zona di narcotraffico, zona dove ci sono i guerriglieri delle FARC e piantagioni di coca ovunque; qui per i Mondiali il tifo per la Colombia e’ forte come quello per l’Ecuador. Gli abitanti di Maldonado  mi sembrano semplici e accoglienti, sembra strano trovare un posto cosi’ tranquillo circondato da realta’ cosi’ conflittuali. I seguenti due giorni aiuto con poco per i due laboratori didattici su “adultocentrismo e partecipazione giovanile”, vorrei essere piu’ utile, la prossima volta magari potro’ “facilitare” anch’io un gruppo di ragazzi. Forse sono pronto, dato che credo che Il mio spagnolo stia migliorando, visto che mi sembra che vada di pari passo col mio scrivere in italiano ancora peggio di prima…

Il pomeriggio Rene’ mi invita ad accompagnarlo per visitare la parte di progetto di autosostentamento alimentare: alcune famiglie molto povere hanno ricevuto da Solidaridad alcuni maiali da allevare e vendere al mercato per 200 dollari (che diventa lo stipendio trimestrale di queste famiglie); Rene’ deve vaccinare contro il tifo questi maiali e mi chiede di dargli una mano: le povere creature iniziano a gridare e dimenarsi pensando che vogliamo ucciderle e si rivela molto difficile riuscire a vaccinarle; spero che questa esperienza, abbastanza traumatica, mi aiuti a riflettere; spesso trovando “tutto pronto” non sempre apprezzo e rifletto su quello che mangio e sugli sforzi fatti per far arrivare i prodotti al mercato.Per queste famiglie i maiali sono tutto: soprattutto la possibilita’ per dare da mangiare ai loro bambini.

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