Ore 5.45 del mattino. Il quaker (bevanda a base di avena) si sta scaldando sul fuoco, le uova sono ben cotte e la tavola e le sedie sono pronte nel comedor.
Il primo ragazzo che vado a chiamare e’ Guiovani. Sara’ lui ad aiutarmi a svegliare i ragazzi. Si lava la faccia, apre la porta e si tuffa nella nebbiolina che sveglia in questo periodo Rimac, e tutta Lima, per raggiungere l’appartamento che accoglie sei dei nove giovani che vivono nelle strutture dell’Associazione Niños del Río.
Salgo nella camera di Karla e molto dolcemente la faccio alzare…ricordo ancora che per giorni non mi ha parlato perché avevo aperto troppo forte la sua porta, una mattina come questa.
Bussano alla porta di ferro e capisco che e’ Luis: il tocco e’ inconfondibile, forte e deciso. Apro, lo segue Tony, con il suo sorrisino, e dietro di lui Guiovani, con il sacchetto di pane per la colazione appena acquistato.
Colazione. Ci si doccia, ci si cambia e rapidi si esce, pronti per iniziare una nuova giornata di lavoro. Questi quattro ragazzi, Guiovani, Karla, Luis e Tony, escono ogni mattina tra le 6.30 e le 7 per partecipare al programma di apprendimento lavorativo “Chiko’s Ecologicos”. Questo programma, gestito dalla Municipalità di Lima, nasce con la finalità di riscattare bambini e adolescenti che vivono nella strada, attraverso un apprendimento nel lavoro, e con l’obiettivo di sviluppare la loro abilita’ e destrezza. I ragazzi lavorano quattro ore al giorno, per uno stipendio di 300 soles al mese e si occupano di giardinaggio in alcune zone della città. Il programma non offre solamente un’opportunità lavorativa, ma anche incontri settimanali con alcuni psicologi che aiutano i ragazzi nel loro percorso di recupero.
Marcos e’ il quinto ragazzo che esce, puntuale, alle sette. Da una settimana ha iniziato a lavorare presso la ditta di trasporti di fronte all’associazione e si occupa del carico dei bagagli dei passeggeri degli autobus. E’ stato lui ad insistere per ottenere un lavoro, ma il suo stato di salute precario (sta seguendo la terapia per combattere la Tubercolosi), non gli permette di trovare un’occupazione che richieda la presentazione di un certificato medico.
Alle 7 arrivano i più’ piccoli, Walter e Jose’ Maria, pronti per iniziare una nuova mattinata di studio. Indossano la loro camicia non più bianco latte, i pantaloni blu, le scarpe della divisa e quel cordone rosso e bianco che li identifica come membri della Policia Escolar, cioè con l’incarico di mantenere l’ordine a scuola. Stanno frequentando il quarto grado della scuola primaria e sono i più bravi della classe.
Mi e’ capitato un giorno di andare alla riunione genitori – insegnanti. Quella mattina, durante il tragitto associazione – scuola, non c’è stato nessuno scambio di parole, solo incroci di sguardi che trasmettevano ansia e preoccupazione. Davanti al portone di scuola la tensione si e’ sciolta e i ragazzi mi hanno inondato di raccomandazioni: “Caterina, presentati come zia o come amica. Non parlare del nostro comportamento in associazione. Non fare domande. Siediti al mio posto e non metterti in fondo alla classe. Ascolta e scrivi tutto quello che dicono che poi devi riferire parola per parola agli altri in associazione”. Erano in ansia loro, ma lo ero anche io dopo tutti questi discorsi. Per tutte le due ore di riunione Walter e Jose’ Maria si sono affacciati alla porta per controllare cosa stava accadendo. Lo scambio di sguardi tra di noi era totalmente diverso, solo sorrisi e occhiolini. Alla fine tutto e’ andato per il meglio: e’ stato parlato di loro come studenti modello: portano sempre a casa i voti massimi, consegnano con perfetta puntualità i loro compiti e verifiche, sempre corretti e precisi. Le compagne di scuola mi raccontano che Walter e Jose’ Maria stanno attenti, scrivono sempre tutto e aiutano gli amici in difficoltà. Mi sono sentita cosi’ orgogliosa di questi miei due ragazzi che per tutto il giorno un sorriso un po’ ebete mi si e’ stampato in faccia.
Non e’ stato semplice, tuttavia, riuscire ad ottenere la loro iscrizione in un collegio. Le scuole pubbliche non volevano prendersi carico di questi ragazzi, sia per l’eta’ (hanno tre anni in più dei loro compagni), sia perché considerati ragazzi pericolosi.
L’educazione pubblica in Perù e’ attualmente in crisi e ha forti caratteristiche autoritarie e ostili. I niños en situación de calle, non frequentano la scuola o non ottengono accesso a questo fondamentale diritto umano.
Inoltre, 7 su 10 tra gli alunni del secondo grado della scuola primaria nel paese non capiscono quello che leggono. Su 10 alunni dello stesso grado di scuola, 9 rimangono ad un livello inferiore in matematica (dati riportati dall’ultima Encuesta Censal de Estudiantes – ECE 2012, realizzata tra il 4 e il 5 dicembre 2012 ad alunni del secondo grado, in tutto il Perù’).
Di fronte a queste difficoltà e discriminazioni della scuola in Perù , tutti i ragazzi che si trovano accolti nella “Famiglia di Niños del Rio”, sono stati inclusi nel cosiddetto sistema di educazione basica alternativa (EBA), con il programma IRFA, in collaborazione con l’istituzione educativa Fe y Alegría. Tutti i ragazzi, dopo aver sostenuto un esame, vengono inseriti in un determinato livello e ottengono un libro di testo che spiega loro il programma di studio. Ogni due o tre settimane devono sostenere quindi una prova pratica per ripassare il programma, o successivamente un esame che confermi o meno la loro progressione scolastica.
Ma non e’ finita qui.
Maycol e’ un grande musicista e ama suonare: il sabato frequenta un corso di charango, uno strumento a corde peruviano, per completare la sua preparazione musicale. Reyson tre volte alla settimana, nei pomeriggi, frequenta un istituto tecnico di Disegno Grafico. Karla e’ iscritta ad una scuola secondaria e spera di terminare i suoi studi entro due anni, per poi intraprendere il percorso universitario di legge. Guiovani sabato prossimo inizierà a frequentare un istituto tecnico di meccanica.
Un’indagine recente della CorporacionLatinobarometro ha registrato che il 21% dei giovani in America Latina fa parte della Generazione Ni – Ni, ragazzi che non studiano e non lavorano (ni estudian, ni trabajan). In Perù, secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, circa il 30% dei peruviani sono giovani, approssimativamente 8 milioni di ragazzi (dato al 2011). Secondo l’indagine del Latinobarometro il 18% degli intervistati ha affermato che nella propria famiglia vi e’ almeno un giovane che non studia e non lavora, circa un milione e mezzo di ragazzi, quindi, appartiene alla Generazione Ni – Ni. Il dato nella città di Lima e’ impressionante: 300 mila giovani fanno parte di questa categoria e i ragazzi di strada sono il gruppo più colpito da questo fenomeno.
In Associazione la pratica pedagogica che si applica e’ quella del cosiddetto triangolo amoroso:
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lavoro degno, libero e liberatore;
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educazione per lo sviluppo umano;
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organizzazione e partecipazione dei giovani come protagonisti nella costruzione di un progetto di vita in una nuova società più giusta, libera e democratica.
Un giorno mi e’ capitato di chiedere a Walter e a Jose’ Maria perché stanno studiando e cosa vogliono fare da grandi. La risposta di Jose’ Maria e’ stata sorprendente: “Da grande voglio fare l’educatore in Associazione, cosi’ aiuto altri ragazzi ad abbandonare la strada”. Loro sono l’esempio di questo triangolo amoroso.