Viaggio in Chama verso San Josè Obrero


La mia prima volta in combi risale ai primi giorni di Gennaio. La combi è il trasporto locale qui in Perù, sono dei minibus privati che percorrono tutta Lima. Essenziale saperli prendere per potersi spostare nella capitale peruviana. La prima domanda che mi è venuta in mente appena i miei piedi sono saliti su una combi è stata: “Come farò in questo caos, in questa città che conta dieci milioni di abitanti e che ricopre una superficie di 2.664,6 kilometri quadrati a muovermi? Come farò a prendere la combi da sola?
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Ora sono da sola sulla Chama (una combi più grande) numero SO 04 sono salita a Barranco e mi sto dirigendo verso Villa Maria del Triunfo (VMT), la periferia di Lima dove sto vivendo. Sono passati cinque mesi dal mio arrivo e questo viaggio in chama verso il collegio San Jose Obrero (S.J.O.) mi riporta ai primi pensieri, alle prime impressioni. Arrivata a VMT ho iniziato ad interrogarmi su come affrontare e vivere questa esperienza di Servizio Volontario Europeo in questa situazione di estrema povertà. La prima notte sono stata ospitata, insieme a Marta, dalla Vice Direttrice del Collegio nel cerro e ho potuto vivere per una notte le condizioni e la situazione di questo luogo. Il buio pesto della notte, l’eternit sopra la testa, la cucaracha sotto il letto, i cani che abbaiavano in continuazione, la paura di muri che non ti proteggono, l’assenza di un rubinetto se non uno all’aperto. La prima impressione è stata: “Come posso vivere un anno con poca acqua e fredda, in mezzo alla polvere, con cani che solitamente amo ma qui mi mettono timore e con le persone che mi guardano come un’aliena?”

A forza di prendere le combi con i compagni di volontariato ora so come spostarmi in tranquillità. Quando sali su una combi c’è un atto di completa fiducia nel Cobrador. Lui ti dice se la sua combi arriverà nel posto che vuoi raggiungere e ti avvisa quando scendere.  E continuo nel mio viaggio a ritroso nel tempo da una parte la fiducia e dall’altra l’umiltà. L’umiltà di arrivare nella escuelita San Jose Obrero e di non pretendere di capire tutto e subito e la fiducia di entrare nei meccanismi, nei ruoli e nel funzionamento di tutto, poco alla volta. L’ultima arrivata che piano piano scopre usi e costumi e che a volte comprende le motivazioni di quest’ultimi.

E con il tempo quindi ti senti sicura di salire su una combi, sicura e fortunata. Fortunata di attraversare strade che i tuoi piedi non potranno mai calpestare, per il degrado e la delinquenza, ma sopra a questi mini autobus speciali ti è permesso osservare queste realtà, di affacciarti dal finestrino e scorgere un sorriso di un “mendigo” o di perderti nell’intravedere con quanta cura un niño della calle si prepara il suo letto per la notte. 

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E così la stessa cosa accade per l’istituto scolastico S.J.O., quelle mura gialle e arancioni, la sua struttura e tutte le persone che la abitano e la rendono speciale, mi hanno inserito e tutt’ora lo fanno in un contesto come quello del cerro che mi risulta completamente nuovo. Anche qui mi sento fortunata e ringrazio dell’ospitalità e dell’accoglienza di tutta la scuola, della possibilità unica che ho di vivere insieme a loro, di lavorare e giocare con i niños, di far parte di un’istituzione scolastica peruviana e di comprendere la vita in questa periferia sperduta.

Ops: appena presa un grande buca gigante, lo scossone che prendi è bello forte. E allora ti domandi visti gli incidenti stradali mortali, rischio di farmi male? Ma anche qui ritorna il fattore fiducia e ad ogni buca inizi a divertirtiE come le buche e i dossi che la combi incontra sulla sua strada, delle difficoltà non mancano anche nel mio percorso: la complessità di farmi comprendere, che non sono la tipica gringa, che ha soldi, il cuore di ghiaccio e la passione per la mondanità. E con l’umiltà di non sapere e di saper sbagliare mi metto alla prova cercando nella quotidianità e nelle piccole azioni di combattere gli stereotipi.

I ruoli nella combi sono molti e molto definiti. Esistono diverse figure, ovviamente l’autista, il cobrador, i passeggeri e il datero. Il cobrador è la figura che ti aiuta, che ti suggerisce dove scendere, che cobra, che riscuote i soldi del biglietto e che aiuta donne con bambini, o con borse pesanti a scendere e salire dalla combi in modo velocissimo. Figura molto divertente ma che a volte può metterti anche timore per la sua determinazione nello strillare i nomi in modo insistente delle diverse destinazioni che la sua combi raggiunge. Con la sua mano che agita invitandoti ad entrare spesso è così convincente che tu saliresti sulla sua combi anche se devi andare da tutt’altra parte. Anche molte donne svolgono questo lavoro e, nonostante le movenze maschili, sanno dare quel senso di fiducia, sicurezza e protezione in più rispetto agli uomini. Il datero è la figura che si trova a terra in alcune paradas (fermate) e viene pagato dalle combi attraverso il lancio di monetine. La sua funzione principale è quella di prendere le distanze temporali che intercorrono tra una combi e l’altra; in base a questo le combi possono avere maggiori o minori possibilità di far salire passeggeri e di conseguenza calibrano la loro velocità.

aIl Direttore dell’I.E. S.J.O., Edwin, è un po’ come l’autista della combi guida tutto l’andamento della scuola, monitora le varie figure professionali, dirige il buon andamento dell’istruzione mettendo sempre al centro il benessere e la crescita dei bambini. Cristian, il ragazzo che da più di due anni è impegnato nel portare avanti il taller (corso) di pasticceria, è per me un po’ come il cobrador: Mi affido a lui per comprendere come svolgere al meglio il mio ruolo cioè quello di seguire i talleres di bigiotteria e di cartoline. Il Vicedirettore, Daniel, invece, con cui condivido la stanza, sembra un po’ il datero, il suo compito principale è quello di prendere le firme dell’uscite e delle entrate di tutti i professori. E poi i bambini della scuola svolgono un ruolo fondamentale per riuscire nell’intento di realizzare con loro un prodotto in due ore.

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L’istituto prevede infatti all’interno del suo programma scolastico il Centro de Aprendizaje, che comprende diversi talleres dove i bambini possono, attraverso la creatività e la pratica, creare dei prodotti, nel nostro caso dolci, cartoline, bustine e bigiotteria allo scopo di sviluppare diverse capacità imparando a produrre divertendosi e fortificando l’autostima. I bambini mi danno un grande aiuto, suggerendomi alcuni termini in spagnolo e nel mettermi a mio agio nelle loro classi, sono sempre felici e realizzati quando vedono il loro oggettino creato con le proprie mani, con un po’ di fantasia e un po’ del mio aiuto.

Strabilianti i colori delle combi, un miscuglio di arte e fantasia, abbinamenti da veri pittori. Gli abbinamenti vanno dai più casti ai più allegri: rosso verde e bianco, azzurro e bianco, giallo rosso celeste e blu. Ogni combi ha inoltre ai lati anche scritto i distretti o le zone principali che percorre. E i colori non mancano neanche nel cerro e nella nostra scuola. Ogni salone dell’istituto è dipinto di mille colori e come tutti gli anni, si ripitturano le pareti, perché con l’arrivo dell’inverno si crea il muschio sul muro, quindi i genitori dei bambini contribuiscono con il loro volontariato a pitturare in orario extrascolastico. Mettendo il naso fuori dalla scuola ti ritrovi in una vera e propria montagna di arcoiris, di arcobaleno, le casine sono piccole e super colorate dal fuxia, al giallo, viola, arancione.
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Ce ne sono alcune non colorate che rimangono del color marroncino del mattone o del compensato, penso che forse non vengono colorate per mancanza di soldi.

E le scritte disegnate sui lati delle combi possono trarre in inganno. Senza attenzione si può prendere la combi dalla direzione opposta a quella che vuoi raggiungere: semplicità di sbagliare. E anche nel cerro, in questi mesi una volta, mi è capitato di rimanere ingannata dai colori e dalla mia semplicità. Finita la scuola ero seduta su uno scalino all’ombra in attesa della combi SO 51 che mi riporta a casa, mi si avvicina un bambino del 2B, Harol. Mi viene da chiedergli come mai è ancora lì e lui mi risponde che vuole continuare a giocare con la sua trottola e che poi andrà a casa, una casa in cima al cerro. E con una semplicità e ingenuità gli chiedo di che colore è la sua casita e la risposta fu: “No tiene colore”. Il mio lungo silenzio seguente nascondeva un dispiacere infinito per aver fatto una domanda tanto superficiale: semplicità di sbagliare.

Osservo fuori dal finestrino, passa un’altra combi e mi soffermo sulla sua direzione Villa Maria del Triunfo – Los Olivos. Due distretti molto distanti. Uno a Nord e uno a Sud di Lima e mi perdo nell’ immaginare tanta strada… Questo anno di volontariato è un percorso lungo quasi come la combi che attraversa tutti i distretti da nord a sud e da est ad ovest di Lima.
DSCF2005Lo vedo come un percorso di conoscenza e d’immersione in un’altra cultura e anche come un viaggio verso il superamento di alcuni limiti di me stessa e verso l’abbattimento di stereotipi, che spesso mi investono e mi vestono come la gringa.  E scopro il ruolo della pazienza nel lungo viaggio, un ruolo che ti permette di comprendere che non c’è stanchezza in un viaggio lungo se ti perdi nel presente, se osservi fuori dal finestrino e se ti perdi nello scorgere la vita negli occhi di un bambino già adulto.

Il concerto di alcuni clacson mi riporta al presente. E forse è ora di scendere. Per alcuni percorsi infatti non basta una combi sola: ne servono due o tre: necessiti di uno scalo. Scendere e risalire. E ti trovi in zone di passaggio, affollatissime dove difficilmente incontri occhi già visti. Lo scendere e il risalire in queste zone e il sentimento connesso di spaesamento mi fa pensare al momento di smarrimento che spesso mi accompagna nel cambio di classe. Nelle lezioni dei talleres che ho durante la settimana sono organizzata in modo tale che settimanalmente porto avanti due ore in ogni classe. Così a volte mi capita durante la settimana di passare dal primo grado, quindi di lavorare con bambini di sei anni, al sesto facendo attività con ragazzi di dodici anni; questo richiede di cambiare e modificare così il linguaggio e le difficoltà del lavoro in modo tale di soddisfare le necessità dei bambini e degli adolescenti di divertirsi nel creare qualcosa di nuovo, di applicarsi con il giusto grado di concentrazione e difficoltà, e, in ultimo, di sentirsi soddisfatti del lavoro fatto.

Donne, donne incinta, donne con bambini, anziani e anziane hanno nelle combi il posto riservato e tutta la popolazione peruviana rispetta questa norma di buona condotta. E così il posto centrale all’interno della scuola lo occupano i bambini e le bambine, considerati come persone con i loro diritti, con i loro gusti e con la loro capacità di scelta. La partecipazione del bambino e della bambina è la norma di riferimento in ogni attività e in ogni decisione che viene presa all’interno dell’istituto.

E dallo stereo della combi, che è sempre in funzione e con il volume a palla, si intona una cumbia peruviana: nunca pero nunca teee abandones caaariñiiito… E mi viene da pensare che nella scuola ho imparato l’essenza della parola cariño: una mamma un giorno mi ha detto se fai le cose con cariño le cose riescono sempre. Anche nella scuola la musica non manca, durante le feste di compleanno i bambini ballano e si vede che il loro rapporto con la musica è speciale, il movimento del corpo più naturale e il ritmo nel cuore.

DSC00581E persa nei pensieri sono arrivata alla “once”, fermata in cui scendo dalla chama per prendere un’altra combi che mi porterà dritta a scuola dove mi attendono i bambini e le bambine di San Josè Obrero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Informazioni su Veronica Contessa

Nata a Terni nel 1983, laureata nella triennale in Cooperazione Internazionale a Urbino, conseguito il Master di primo livello nel Non Profit e nel Commercio Equo, conclusa la specialista in Relazioni Internazionali a Terni. Poche parole: Agire e Sognare..... "I sogni giusti sono la massima espressione dell'internazionalismo, del desiderio di rendere globale, planetaria, quella giustizia sociale che è la sostanza di tutti i sogni." Luis Sepulveda

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